Al Giovanni da Udine in scena Boston Marriage: una commedia piena di segreti e provocazioni
La relazione tra due donne nel New England di fino ’800 secondo David Mamet.
Protagoniste le attrici Maria Paiato e Mariangela Granelli: «L’omosessualità femminile crea imbarazzo»

Con Boston Marriage nel New England a cavallo tra il XIX e XX secolo si indicava la convivenza tra due donne, spesso legate anche da implicazioni affettive e sessuali; donne economicamente indipendenti da uomini.
E Boston marriage è anche il titolo di una commedia di successo del drammaturgo americano David Mamet che vedremo al Giovanni da Udine oggi alle 20.30 in una versione tradotta da Masolino D’amico, grande specialista di teatro anglosassone e nella regia di Giorgio Sangati.
La piéce di Mamet è del 1999 e, rifacendosi anche al romanzo del 1886 di Henry James The bostoninans in cui il grande scrittore parlava apertamente di omosessualità intendendo soprattutto colpire le ipocrisie e i pregiudizi che condizionavano la situazione femminile, mette in scena una storia al cui centro ci sono due donne, Anna e Claire, in passato legate da una profonda e coinvolgente relazione.
Due ruoli per due grandi interpreti: Maria Paiato, oggi forse l’attrice più importante del nostro teatro nel ruolo di Anna e Mariangela Granelli in quello di Claire. Le abbiamo sentite.
«Quello di Anna – racconta Paiato: è un personaggio che vivo con grande gioia. Quando vado in scena la sera, a parte le solite paturnie di dubbi, paure, ansia, quello che mi riprometto è di far divertire il pubblico come mi diverto io. Anna è un personaggio vivo coloratissimo esplosivo che offre a un’attrice una vastissima gamma di possibilità espressive, con mutamenti così repentini nel proporsi, come una Ferrari che in un attimo va da zero a 100 km/h. In più è sempre recitosa, melodrammatica e poi passa a un linguaggio anche volgare di basso conio perché deve mettere in atto delle strategie per far ritornare a sé Claire… Scatenando al tempo stesso una serie di situazioni assai teatrali e imprevedibili».
«Imprevedibile come l’arrivo di Claire a casa di Anna, da cui da tempo è separata e che Anna vive come un tentativo di riprendere la relazione: da qui malintesi incomprensioni e ovviamente colpi di scena. «Perché Claire – racconta Granelli, che è una donna apparentemente indipendente anche se si scoprirà quanto invece dipende da Anna, è lì per ben altre ragioni. Una in particolare: conquistare una ragazzina di cui si dice follemente innamorata, quando invece, istintiva qual è, quello che la muove è soprattutto una passione erotica. Il che la fa anche straparlare o abbandonarsi a un linguaggio, a volte aulico e altisonante che fa il verso a quello baroccheggiante altoborghese di Anna, altre volte a un parlare un po’ più terra terra».
Ecco il linguaggio di Mamet, si parla molto di non detto, di linguaggio allusivo… «È così, perché le due apparentemente non si parlano mai in modo diretto, spiega Granelli, dicono una cosa per dirne invece un’altra, tanto che all’inizio fanno finta di non aver avuto la relazione che hanno avuto, dandosi addirittura del lei. E questo rende il tutto ovviamente più teatrale. Oltre allo scontro tra due personaggi così diversi e per carattere e per linguaggio».
Rispetto al tema dell’omosessualità femminile quanto avete puntato sull’attualità del tema/problema, visto che quello dell’omosessualità femminile è ancora un tabù? «Esatto, mentre quella maschile è stata ampiamente sdoganata – conferma Paiato – l’omosessualità femminile ancora crea imbarazzo, sviamenti. Ed è perciò che Mamet astutamente ne parla con la lente della commedia. Non per addolcire la pillola o ingannare il pubblico, ma perché è nella sua scrittura quello di essere caustico, ironico. Mai a tesi o peggio ancora predicatorio o rivendicativo, aggressivo e arrabbiato come tanti testi sull’argomento che mi è capitato di leggere. Qui Mamet si abbandona alla leggerezza, ai colori dei suoi personaggi e l’omosessualità è solo un aspetto della vita di queste due e della società, non tanto diversa dalla nostra attuale, in cui vivono».
«La cosa meravigliosa di questo testo – conferma Granelli – è quanto fosse avanti Mamet già alla fine degli anni’90, affrontando la questione dell’omosessualità femminile senza quel carico di tensioni o pesantezze, ma come qualcosa di assodato, normale e questo è molto interessante e può dare adito a una bella riflessione sul tema».
Sempre giovedì 27 febbraio alle 17.30, prima dello spettacolo, per gli incontri di CasaTeatro Higlights, Peter Brown terrà una conferenza sul Conflitto e Riconciliazione, a proposito di Boston Marriage e della Boston moralista di fine ’800.
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