La Mostra del Cinema di Venezia è sempre un passo avanti, ecco perché
Ancora una volta, al Lido si conferma una fabbrica di sorprese: dalla realtà virtuale alle produzioni delle piattaforme, sino alle serie
E mentre tutti aspettavano il Leone, arrivò invece un elefante. A quelli che si stupivano, qualcuno ricordò che era già successo, e l’altra volta non era nemmeno così innocuo, fatto di carta e di colori. L’altra volta era proprio vero: stupefacente e ingombrante, si aggirava per le calli di Venezia, un barrito per il Carnevale della Biennale. Era il 1981. Ottantuno come sono le edizioni della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica che va a cominciare, e che da domani al 7 settembre porterà al Lido storie da tutto il mondo e storie di tutti i mondi.
Cosa vedremo, e chi vedremo (così vicino da poterlo toccare, da farci un selfie, da strappare un caro, vecchio autografo) lo raccontiamo in questo nostro speciale. Quello che già si vede, alla vigilia dal debutto e con il programma tra le mani, è che ancora una volta la Mostra di Venezia si conferma una fabbrica di sorprese.
Sempre un po’ più avanti degli altri, sarà che è la prima nata al mondo: ha portato la realtà virtuale quando molti pensavano fosse buona solo per i videogame; ha portato le produzioni delle piattaforme quando tutti pensavano fossero scarti all’ingrosso; ha portato le serie quando gli altri le consideravano giocattolini per signore annoiate, e adesso che tutti ci credono fa ancora uno scatto in avanti, e le porta per intero.
Venezia sempre un passo, 81 passi avanti; così avanti che da anni fa man bassa di Oscar e che per questa edizione può permettersi di spalmare supertitoli e divi per tutti i dieci giorni della durata: Toronto e Telluride, vicine di calendario, cedono il passo.
Per il presidente Pietrangelo Buttafuoco una prima volta con partenza a mille: nella serata di apertura, se le previsioni saranno rispettate, potrebbe trovarsi circondato da teschi e ragnatele in omaggio allo spiritello di Tim Burton e del suo “Beetlejuice Beetlejuice”. Ma non sarà sempre una festa. In quello che Ettore Scola chiamava «lo specchio dipinto» vedremo scorrere gli spigoli acuti e spesso dolorosi della società, e su quello saremo chiamati a rifletterci per riflettere sul tempo che viviamo nella famiglia, nelle relazioni, nell’ambiente, nelle tensioni internazionali.
Il programma costruito dal direttore Alberto Barbera e dai suoi collaboratori ha pescato il meglio da un cinema che nel mondo è vivo, e non molla la presa dell’analisi e della denuncia. Ha guardato al nostro passato prezioso, mettendo in pre-apertura “L’oro di Napoli”, si è inchinato alle storie di Peter Weir e Sigourney Weaver suggellandole con il Leone d’oro alla carriera.
Hollywood ha preparato i bagagli ed è pronto a trasferirsi in laguna. Alla fine, l’elefante cederà il passo al Leone, che sembrerà anche lui innocuo, così luccicante e immobile tra le mani di chi lo avrà conquistato. Ma è solo un’impressione: il Leone è l’anima di questa Mostra, è pronto al balzo e sarà, ancora una volta, più avanti.
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