È finita la quarantena. Dopo 74 giorni si riapre la finestra sull’Austria
Sono passati 74 giorni dall’ultimo articolo pubblicato in questo blog. Austria Vicina non è andata in vacanza. Non lo aveva mai fatto in tutti i 13 anni precedenti, non mancando un solo giorno all’appuntamento con i suoi lettori. L’interruzione durata così a lungo era dovuta a motivi tecnici, legati al rinnovo della piattaforma web del gruppo Gedi (a cui appartengono i quotidiani “Messaggero Veneto” e “Il Piccolo”), che ci ospita e che ci ha ospitati in tutti questi anni (in origine il gruppo editoriale era quello di Repubblica).
Oggi, dunque, possiamo riaprire questa finestra sull’Austria e ci chiediamo dove eravamo rimasti, per poter riprendere il dialogo interrotto, cercando di comprendere ciò che accade in questo Paese. Non possiamo riassumere tutto ciò che è avvenuto in questa lunga “quarantena”, ma tenteremo di recuperare le informazioni più importanti a mano a mano che se ne presenterà l’occasione.
I temi principali sono quelli che conosciamo anche in Italia: l’esplosione del prezzo dell’energia, l’inflazione, le ripercussioni della guerra in Ucraina, le incertezze dell’epidemia da Coronavirus che nella stagione fredda potrebbe ripresentarsi con nuove varianti.
In Austria si aggiunge il tema dell’elezione (o rielezione) del presidente della Repubblica, per la quale gli elettori saranno chiamati al voto domenica 9 ottobre. La avevamo già annunciata prima che il blog fosse messo in “quarantena”, segnalando la decisione del presidente uscente, Alexander Van der Bellen, di ricandidarsi per un nuovo mandato.
Da domani avremo modo di riparlarne, come avremo modo di riparlare degli altri temi accennati sopra e di quelli nuovi che si presenteranno di giorno in giorno alla nostra attenzione. Per quanto riguarda le elezioni presidenziali, tuttavia, vogliano già oggi segnalare due aspetti che in qualche modo ci riguardano.
Il primo è quello dell’elezione diretta del Capo dello Stato. In Italia, nel dibattito sul presidenzialismo, quelli che lo sostengono giocano spesso sull’equivoco. L’elezione diretta del presidente non significa automaticamente sistema presidenziale. L’Austria perciò viene citata a sproposito, perché, anche se il presidente viene eletto direttamente dai cittadini e non dal Parlamento, non è una Repubblica presidenziale: il sistema resta sempre quello di una Repubblica parlamentare, molto simile al nostro.
Il secondo aspetto riguarda la durata del mandato. La rielezione di Mattarella era stata commentata in Italia quasi come un rischio per la democrazia e il presidente paragonato a un monarca, per l’eccessiva durata della carica. Inoltre era stata usato un paragone che a noi piace molto: cose del genere – era stato detto – non accadono in nessuna altra parte del mondo. Sono enfasi che si possono fare, senza che nessun giornalista sollevi obiezioni, perché l’esperienza internazionale di molta parte dei cittadini è piuttosto limitata.
Il sistema presidenziale austriaco ci dimostra invece il contrario. Qui il Capo dello Stato dura in carica 6 anni e nessuno solleva obiezioni se l’anziano Van der Bellen uscente si ricandida per un secondo mandato, che si concluderà quando lui avrà 84 anni. Anzi, lo considerano un fatto normale. E in effetti è un fatto normale: tutti i presidenti austriaci hanno fatto due mandati, tranne quelli che sono morti mentre erano in carica o tranne Kurt Waldheim, che rinunciò nel 1992 alla ricandidatura, per le vicende che sono a tutti note e che durante il suo mandato determinarono l’isolamento internazionale dell’Austria.
Arrivederci quindi a domani, lieti di poterci riaffacciare insieme a questa finestra sull’Austria.
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