A 15 anni tra i bambini delle favelas: «Ho capito che si può fare la differenza»

L’esperienza del casarsese Mattia Albino, volontario per tre settimane a San Paolo, in Brasile: «Sono pronto a tornare»

Donatella Schettini
Mattia Albino, 15 anni di Casarsa, con i bambini del centro di San Paolo in Brasile, dove ha fatto il volontario
Mattia Albino, 15 anni di Casarsa, con i bambini del centro di San Paolo in Brasile, dove ha fatto il volontario

Tre settimane di volontariato a disposizione dei bambini poveri delle favelas di San Paolo: è l’esperienza vissuta dal casarsese Mattia Albino, 15 anni, studente dell’Its Kennedy.

Una storia, la sua, nata dall’incontro, quando era in terza media, con un gruppo di brasiliani di un centro sociale che portavano uno spettacolo in Europa. Incontrati al Don Bosco, dove Mattia studiava.

«Mi hanno dato l’energia che in quel momento mi serviva – racconta –: era un momento particolare, con l’esame di terza media, non sapevo cosa avrei dovuto fare e le ansie dell’età». Il gruppo ha colpito il giovane casarsese che ha deciso di tenersi in contatto con loro e ha cominciato a studiare il portoghese, aiutato da una ex missionaria di San Giovanni che aveva prestato servizio in Brasile.

E proprio lei ad agosto ha chiesto a Mattia se volesse accompagnarla in Brasile. Superate le difficoltà, a novembre il ragazzo è partito per San Paolo, «non per una vacanza».

Un impegno il suo nelle favelas e nel centro “Infanto”, legato alla Comunità di Villa Regia, un doposcuola per bambini dalle scuole elementari alle superiori.

«Nei primi giorni – racconta – ho visitato le Favelas, mi volevano fare entrare nella realtà. Mi sono sentito a casa subito. Andavamo a casa delle persone ed è stato bello vedere l’accoglienza che ci hanno riservato».

Poi c’è stato l’impegno al centro “Infanto” dalle 8 alle 17. «Non mi avevano spiegato bene le situazioni dei bambini – prosegue – e lì ho scoperto che ognuno aveva una storia particolare».

Dai problemi in famiglia alla disabilità: «Sentendo certe storie – sottolinea Mattia – mi ha preso tristezza, ma la loro felicità è stata la motivazione per andare avanti. Mi ha colpito la loro maturità e i bambini mi hanno insegnato tanto».

Due le storie che ricorda: «Ho chiesto ai bambini quale fosse per loro la felicità. Uno mi ha detto “tu che ti spendi per noi”, mentre una bambina mi ha risposto che era felice che la madre fosse via perché così il papà non la picchiava. Mi ha fatto molto riflettere».

Un bagaglio umano enorme quello che il 15enne ha riportato dal Brasile: «La povertà – afferma – mi ha sconvolto e dall’altra parte ho visto la felicità che avevano, ho rivisto quella dei ragazzi che erano venuti a Pordenone. Ho imparato tante cose. Tra queste, a non perdere il mio tempo e che tante cose sono futili».

Con sé Mattia alla partenza aveva mille 200 euro, frutto di una raccolta della parrocchia di Casarsa: la metà sono andati al centro Infanto «e la direttrice, quando le ho consegnato la somma, aveva le lacrime agli occhi perché erano in un momento di difficoltà» precisa Mattia.

Il resto è andato al centro “Ubuntu” che favorisce l’accesso all’università ai ragazzi meritevoli delle famiglie povere.

Mattia è pronto a ritornare in Brasile: «Prima pensavo di non poter fare la differenza perché sono un ragazzo, ma ho visto che ho fatto la differenza per i bambini e loro hanno fatto del bene a me».

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