A 17 anni scrive una lettera al ministro Azzolina: "Non frequenterò la scuola della paura, così favorisce l'abbandono scolastico"

Spettabile Ministra Azzolina
Mi chiamo Leonardo Mansutti ho 17 anni e frequento la classe terza dell’istituto Ipsia Mattioni di Cividale del Friuli. Un istituto che si occupa di formazione tecnico/professionale. In particolare, il mio corso riguarda l’ambito della meccanica automobilistica, un settore in cui è fondamentale l’attività manuale di laboratorio.
Quest’anno a causa dell’emergenza Covid-19 una gran parte degli studenti, io compreso, ha dovuto rinunciare all’alternanza scuola/lavoro, un’esperienza di alto valore formativo per questo indirizzo, ed ha perso mesi di attività pratiche di laboratorio. Ci siamo adattati, non senza difficoltà, e con grave ritardo alle lezioni online (per problemi con la connessione, inadeguata formazione informatica di alcuni professori, mancanza di adeguata strumentazione tecnica).
A casa abbiamo dovuto fare i conti con i fratelli/sorelle e genitori per dividerci un Pc/tablet, noi ragazzi per seguire le lezioni e i genitori per motivi di lavoro. Per poter gestire la didattica a distanza i professori si sono trovati a sintetizzare e semplificare la loro materia sia nelle spiegazioni degli argomenti che nelle verifiche abbassando di fatto la qualità dell’insegnamento. Da parte nostra ci siamo ritrovati via via sempre più demotivati e delusi, costantemente collegati ad un computer non più solo per svago ma anche per noia e per consentirci la frequenza scolastica.
C’è da chiedersi se sono stati attentamente valutati i danni al livello biologico dell’esposizione alle radiazioni/onde elettromagnetiche prodotte dai dispositivi utilizzati. I lavoratori hanno delle tutele costituite da limiti nei temi di utilizzo e sono sottoposti a regolari visite mediche, noi che tutele abbiamo avuto o avremo? Io mi trovo ora a dover studiare la sola teoria per affrontare un esame dove avrei dovuto invece relazionare la mia esperienza pratica di alternanza scuola/lavoro. So per certo che sostituire la manualità con semplici concetti astratti influirà negativamente nella mia preparazione.
L’emergenza vissuta quest’anno è senza dubbio la più difficile della storia recente del nostro Paese. Di fronte a una tale “anomalia” ho trovato inopportune e segno di grande incoerenza le dichiarazioni da Lei rilasciate a breve distanza di tempo. Si è passati dal sei politico per tutti, a si recupera a settembre fino alla possibile bocciatura, senza tenere conto delle difficoltà che abbiamo vissuto e ampiamente sopra descritte. Apprendo dalla stampa che c’è una reale possibilità che il prossimo anno scolastico continui con queste modalità oppure si adotti una didattica mista online e in presenza (a turni), obbligati ad un distanziamento che discriminerà le classi già formate lacerandole in gruppi piccoli.
Tutto ciò è contro ogni buon senso e contro il principio di proporzionalità recepito dal diritto comunitario e nazionale. La scuola non è solo un trasferimento di sapere, un apprendimento di concetti, ma è anche costituito da tante relazioni con docenti, dirigenti, collaboratori scolastici, persone che con diversi ruoli animano la struttura e che sono esse stesse parte della formazione di noi uomini del domani. Noi ragazzi abbiamo bisogno del confronto con i docenti, delle spiegazioni e delle opposizioni. Perché è dal confronto che si può crescere.
I sacrifici che noi ragazzi abbiamo fatto in questo periodo potevano avere un senso nel momento in cui era necessario affrontare una grave emergenza, ma non può diventare la normalità specie in una regione come la nostra (Friuli Venezia Giulia) dove sono stati registrati relativamente pochi contagi e decessi (questi ultimi peraltro da confermare), e dove da settimane l’emergenza sanitaria è sotto controllo, ma continua a perdurare una inspiegabile emergenza ai sensi di legge.
Compito di un Ministro dell’Istruzione è in primis perseguire l’Art. 34 della Costituzione della Repubblica Italiana per una scuola aperta a tutti senza alcuna discriminazione. Dal mio punto di vista, e non solo dal mio, questo e diversi altri diritti sono stati revocati. Ciò nonostante, come ha recentemente dichiarato Marta Cartabia, Presidente della Corte Costituzionale, «nella Carta Costituzionale non si rinvengono clausole di sospensione dei diritti fondamentali da attivarsi nei tempi eccezionali, ne previsioni che in tempo di crisi consentano alterazioni nell’assetto dei poteri». La discriminazione invece è palese anche di fronte a diversi paesi europei che hanno già riaperto le scuole, mentre altri non le hanno mai chiuse. Solo il nostro paese vive paralizzato in una psicosi collettiva dettata dal governo e dall’allarmismo eccessivo dei mass-media.
Noi ragazzi siamo vittime di un sistema che non ci tiene in debita considerazione. Non ascolta le nostre esigenze, non pensa alle nostre aspirazioni e al nostro futuro. Tutto quello che scrivo è per farle comprendere che una scuola organizzata in questa maniera non è attrattiva per nessuno, specialmente non è quello che io avevo scelto per il mio futuro. La scuola della paura non è una scuola che desidero frequentare, non è quella che frequenterò. Continuando su questa strada Lei sarà il primo ministro della storia repubblicana che potrà vantarsi di aver favorito l’abbandono scolastico.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto