A Lignano sabato apre la stagione, Bini: «Spiagge Covid-free e aperte a tutti i turisti»

L’assessore prova a guardare con un pizzico di ottimismo alle prospettive estive «Nessuna patente di immunità al virus e presto gli austriaci riapriranno i confini»

UDINE. La stagione balneare 2020 apre ufficialmente i battenti oggi e l’assessore al Turismo Sergio Bini, dopo mesi tribolati, prova a guardare al futuro con un pizzico di fiducia lanciando, di fatto, due slogan: le spiagge del Friuli Venezia Giulia si presentano come aree di estrema sicurezza sanitaria e la Regione ha intenzione di accogliere tutti i turisti, anche quelli che arriveranno dalla Lombardia e dal Piemonte.



Assessore che stagione turistica si aspetta?


«Sicuramente diversa dal passato, ma il Friuli Venezia Giulia si presenta come una terra di vacanze sicure».



Può spiegarsi meglio?

«Stiamo già parlando con Veneto ed Emilia-Romagna per lanciare il messaggio, corretto, che le spiagge del nostro litorale sono Covid-free considerati i numeri dei contagi. Dovremo affrontare un’estate caratterizzata da molti turisti di prossimità, con tanti italiani proprietari di seconde case, ma penso che la fruizione del prodotto-mare non sarà tanto diversa dal passato».



Ne è davvero sicuro?

«Sì. Ci saranno le mascherine, bisognerà fare attenzione al distanziamento sociale e utilizzare il buonsenso, ma non mi farei spaventare più di tanto da quello che si sente in giro. Abbiamo visto con le riaperture del 18 maggio che andare al ristorante non è un’odissea e la gente si muove per quanto sia vero che, al momento, più di qualcuno viva ancora una fase di timore».



Il Friuli Venezia Giulia aprirà a tutti? Anche a lombardi e piemontesi?

«Senza dubbio. Resto sempre più basito nel leggere le posizioni dell’Austria, e di Vienna in particolare perché la Carinzia si muove già in maniera diversa. Quando i dati epidemiologici confermano che le località sono sicure si deve tornare a vivere, pur seguendo regole precise. Ma bisogna fidarsi delle persone e del senso di responsabilità dimostrato in questi mesi».

Nessun passaporto sanitario, dunque, come proposto, ad esempio, in Sardegna oppure in Sicilia?

«No, per niente. Nel momento in cui ci si confronta settimanalmente tra Regioni, ci si scambia informazioni sanitarie e sui dati economici, non vedo che senso abbia lanciare certe boutade».

L’ha infastidita la fuga in avanti di Grado?

«Molto e lo dico in maniera chiara. Anche perché ci sono stati diversi tavoli di confronto e incontri cui ha partecipato il Comune di Grado, sindaco compreso, e in cui si era scelta una linea comune ben precisa senza che nessuno avesse mai obiettato nulla. Poi a Grado hanno deciso di agire diversamente, peraltro per appena quattro stabilimenti. Una mossa che non ho capito e che, come detto, non mi è piaciuta».

Perchè avete optato per una serie di linee guida lasciando la discrezionalità ai Comuni, dunque, e non una vera e propria ordinanza regionale?

«Abbiamo preparato un pacchetto di indicazioni generali che consente, poi, al singolo concessionario di decidere come gestire la situazione a seconda del caso specifico. E in questo senso vorrei chiarire alcuni punti».

Prego...

«Le spiagge non saranno recintate, ma soltanto perimetrate. Saranno i gestori a decidere se metterci, ad esempio, un vaso di fiori, una fettuccina colorata oppure quello che vorranno. Le linee guida predisposte sono regole di semplice buonsenso pensate anche con l’obiettivo di far compiere un salto in avanti qualitativo ai nostri stabilimenti».

Come?

«PromoTurismoFvg metterà a disposizione piattaforme online per le prenotazioni e abbiamo fornito indicazioni precise per quanto riguarda, ad esempio, il servizio direttamente agli ombrelloni come avviene in qualsiasi località di mare civile. Mi auguro che i concessionari capiscano la necessità di compiere un vero passo in avanti in termini di accoglienza».

Però se i confini resteranno chiusi i problemi saranno enormi...

«Ma li riapriranno, ne sono sicuro e secondo me già a partire da fine giugno».

Che calo vi aspettate?

«In alcune simulazioni avevamo calcolato una perdita tra il 50-60% delle presenze legata anche al fatto che molti italiani hanno già smaltito le loro ferie, su richiesta del datore di lavoro, durante i mesi di lockdown e tanti sono in cassa integrazione con, quindi, ben pochi soldi da poter spendere. Adesso, osservando un po’ l’andamento di questi giorni, penso che potremo recuperare qualche punto».

Auspicando che gli aumenti siano contenuti...

«Spero e credo che prevalga il buonsenso e che verrà compiuto uno sforzo importante da parte di tutti».

Come si inquadra in questo schema il turismo estivo montano?

«La montagna può rappresentare, per conformazione geografica legata alle esigenze di distanziamento sociale, una destinazione sicura e imperdibile. I numeri, tra l’altro, sono già confortanti se pensiamo, pescando a campione, come a Sappada ci sia stato un vero boom di prenotazioni».

A proposito di Sappada, è vero che non avete ancora completato l’operazione di acquisizione degli impianti?

«Purtroppo assistiamo a tentativi poco lungimiranti di resistenza da parte di persone che hanno scelto di rivolgersi agli avvocati. Quello che mi rassicura, però, è l’appoggio degli operatori di Sappada».

Ma se non dovessero chiudere l’operazione?

«Allora faremo da soli. Gli investimenti, anche correlati alla realizzazione ex novo di impianti, non sono spesa corrente e la Regione, in questo senso, possiede margini di manovra non banali». —




 

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