A Pordenone trovato un ordigno davanti a una macelleria islamica
Un grosso petardo con la miccia parzialmente combusta è stato trovato ieri, a Pordenone, dagli agenti della Questura di fronte a una macelleria islamica, nella centrale via Colonna. L’allarme è scattato attorno alle 9.30, quando un cittadino ha segnalato alla Polizia municipale la presenza di uno strano involucro di forma allungata, apparentemente fornito di miccia.

PORDENONE.
È tornata la paura Unabomber, ieri mattina, in pieno centro a Pordenone. Alle 7.45, infatti, in via Colonna, a bordo strada, all’altezza del civico 31, davanti a un bar e a una macelleria islamica, è stato rinvenuto un involucro con una miccia combusta, all’interno del quale c’era della polvere pirica. L’area è stata transennata dalla polizia municipale, agenti della Squadra mobile, Scientifica e della Digos ha provveduto a mettere in sicurezza il “petardone” e a raccogliere le testimonianze. Bravata? Gesto dimostrativo? Intimidazione? Le indagini al momento nulla escludono.
Via Colonna, deserta di prima mattina. Al posto dei parcheggi, davanti al “Caffè San Carlo” e alla macelleria islamica, un cavalletto che impedisce alle auto di sostare dal momento che proprio ieri sono cominciati i lavori di realizzazione della pista ciclabile. Alle 7.45 il titolare del bar, Ezio Polentarutti, stava aprendo le serrande quando s’è accorto di uno strano involucro proprio sotto il cavalletto. Ha immediatamente avvertito la polizia municipale: sul posto sono giunti gli agenti col comandante colonnello Arrigo Buranel che hanno provveduto a transennare l’area e ad avvisare la Polizia di Stato.
Si trattava, nella sostanza, di un cartoncino di colore bianco a forma cilindrica, della lunghezza di una decina di centimetri (più tardi s’è appreso che si trattava di un brandello di un manifesto elettorale dell’Udc, dettaglio che gli inquirenti ritengono del tutto casuale) e chiuso con del nastro adesivo. Dal cilindro usciva una miccia, di colore marrone, parzialmente già combusta.
Scartata l’ipotesi di fare giungere sul posto gli artificieri, l’involucro sospetto è stato portato in questura dal personale della Scientifica che provvederà a inviarlo alla sezione specializzata di Trieste.
Il fascicolo ora è in mano alla Digos (informato del caso il pubblico ministero di turno Federico Facchin) che non scarta alcuna ipotesi, ad eccezione di Unabomber, visto che il pacco sospetto, così come confezionato, nulla ha di analogo a quelli preparati dall’ancora ignoto bombarolo del Nord-Est negli ultimi 15 anni e della pista eversiva.
Azione dimostrativa? Intimidazione nei confronti di qualcuno o di qualche attività? Una più semplice bravata? Saranno le indagini ad accertarlo. A destare preoccupazione era stato il fatto che il pacco sospetto fosse stato abbandonato tra i civici 31 e 31/a, proprio davanti alla macelleria islamica di proprietà di uno stretto collaboratore dell’Imam. L’esercente ha però smentito di avere mai subito intimidazioni di alcun genere. Nessuna azione eversiva, dal momento che, almeno fino a ieri sera, non erano state rinvenute rivendicazioni.
La squadra mobile sta vagliando i filmati registrati dalle telecamere del Comune: la più vicina si trova in piazza Duca d’Aosta, proprio all’angolo con via Colonna ed eventualmente potrebbe avere immortalato i passaggi di persone e auto nella zona. Ciò che è certo è che si tratta di un “petardone” costruito artigianalmente: un involucro di carta con polvere presumibilmente da sparo di colore nero all’interno e una miccia parzialmente combusta.
E se fosse scoppiato? Gli esperti ritengono che avrebbe provocato un gran botto e, forse, qualche problema all’udito e qualche escoriazione agli arti inferiori per chi si fosse trovato a transitare nelle immediate vicinanze. Nessuna lesione vitale, insomma, visto che il pacco era completamente di carta, senza tracce di metallo.
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