A Pordenone un corso di laurea per diventare esperti di finanza
PORDENONE. L’università a Pordenone ha finalmente un futuro. Dal prossimo anno accademico il percorso di formazione in “Banca e finanzia” (corso triennale e quello specialistico, a cui corrispondono 15 docenti che, in parte, saranno incardinati proprio a Pordenone) si affiancherà a quello di Scienze e tecnologie multimediali, sempre dell’università di Udine, oltre Isia (istituto di design di Roma) e Infermieristica.
La svolta. Quello che ha portato Consorzio universitario (con il presidente Giuseppe Amadio), Comune (con il sindaco Alessandro Ciriani e il consigliere delegato Alessandro Basso), Fondazione Crup (rappresentata da don Luciano Padovese) e Università stessa (con i docenti Stefano Miani, Enrico Geretto e Gianluca Foresti) a dire che quella di ieri è «una giornata storica per il territorio», è il fatto che, per la prima volta, l’università di Udine, tramite l’accordo attuativo sottoscritto con il Consorzio, finanzierà un corso di laurea – non una sua duplicazione – nella sede decentrata di Pordenone.
Cambia il concetto di università: non più corsi fotocopia in ogni sede, ma l’idea di un’università policentrica. La Regione, che sostiene questa linea e che si è spesa per attuarla, ieri non c’era. Ma dopo le incomprensioni dei giorni scorsi – per il fatto di non essere stata coinvolta nell’operazione e poi per gli inviti arrivati in ritardo – il clima sarebbe destinato a rischiararsi. Nessuna delle istituzioni, per altro, può fare granché da sola.
Salto di qualità. A spiegare i contenuti della nuova proposta formativa è stato il professor Stefano Miani, tessitore per l’Università di Udine. Nel ricordare la storia del percorso di studi in Banca e finanza – uno dei primi in Italia – e i vari passaggi, fino alla decisione del rettore e del senato accademico di spostare l’intero corso a Pordenone, Miani ha evidenziato «che la posizione logistica ci offre l’ambizione di puntare a studenti che arrivano un po’ da tutta Italia e anche dal vicino Veneto».
Non solo: «Il percorso di studi non punta a formare cassieri bensì personale altamente specializzato, i futuri tecnici del settore finanziario. Per questo non puntiamo sui numeri quanto sulla qualità della formazione». Se il primo anno ci fossero «un centinaio di iscritti – ha proseguito Miani –, sarei molto soddisfatto».
Le ambizioni. In prospettiva si potranno studiare – «ci stiamo già lavorando» – interazioni con Scienze e tecnologie multimediali, altro percorso di qualità che, come ha ricordato Foresti, «ha raggiunto i 130 iscritti». Per completare l’operazione, l’Università ha chiesto al Comune di trovare gli spazi per ospitare la biblioteca di facoltà. Il sindaco ha più di qualche idea. Una ipotesi è la ex sede dell’Arpa, che si trova proprio accanto al polo di via Prasecco.
Il Comune. Se l’assessore Basso ha tenuto a sottolineare la regia del sindaco Ciriani nell’operazione e il lavoro svolto per far pesare sempre più Pordenone nel quadro regionale, Ciriani si è schermito dicendo che «oggi è un giorno di festa per tutti, non per appuntarsi medaglie. Si faccia festa e si metta da parte il rammarico ingiustificato». E alla Regione ha voluto dare un suggerimento.
A fronte dei nodi legati al venir meno della Provincia e della Camera di commercio – entrambi soci fondatori – «destini parte dei trasferimenti ordinari dati finora alla Provincia – ha detto Ciriani – per il Consorzio universitario. La Provincia, che ha appena incamerato 140 mil a euro di dividendi Atap, ha visto venir meno 4 milioni di finanziamenti ordinari. Per non parlare del patrimonio. Perché non destinare queste risorse al Consorzio universitario? Non c’è sfida culturale più alta che finanziare il Consorzio».
Consorzio. Se don Padovese ha ricordato l’impegno costante – anche nei momenti più incerti – della Fondazione Crup e parlato di una rinascita per il Consorzio, Amadio ha evidenziato come si chiuda un ciclo iniziato con la sua presidenza, ha riconosciuto a Ciriani, già da presidente della Provincia, un impegno per la causa dell’università e ha ricordato il ruolo svolto dalla Regione.
«Qualcuno pensava che il Consorzio non servisse più, qualcuno forse se l’è anche augurato, invece questo è un traguardo storico». Accordi analoghi con Trieste? «Magari, noi saremmo favorevoli» ha concluso Amadio.
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