A rischio degrado il palazzone di vetro della Hypo bank

TAVAGNACCO. Preoccupato per il destino di quella mastodontica struttura di vetro da 40 milioni di euro, che negli anni è diventata il simbolo di Tavagnacco.
E per le conseguenze di quella promessa, di essere la prestigiosa sede di rappresentanza italiana di un colosso del credito carinziano che si è infranta contro il fallimento della Hypo Alpe Adria Bank.
Ieri il sindaco di Tavagancco, Gianluca Maiarelli, ha incontrato i vertici del ramo italiano della banca, oggi interamente di proprietà dell’Austria, che dopo il crac l’ha nazionalizzata trasformandola in una “bad bank” dove smaltire le sofferenze e nulla più.
Un confronto con il direttore generale dell’istituto italiano, Marco Gariglio, è bastato per sondare la difficile situazione in cui versa la banca, che senza acquirenti si avvia rapidamente verso un’estinzione imposta dalla commissione europea entro il 2018, ma che potrebbe arrivare non più tardi di un anno.
Il direttore è «fiducioso», ha spiegato Maiarelli, ma «ha le mani legate, non dipende da lui, che sta lavorando per salvare il salvabile».
Il sindaco, però, è pensieroso e ha chiesto di essere «costantemente tenuto informato sugli sviluppi».
Perché le ricadute di una tale chiusura sul territorio sarebbero pesanti, sia dal punto di vista occupazionale che sociale, con il rischio evidente di una nuova cattedrale nel deserto.
«Era un simbolo anche per Tavagancco per come è nata e per le aspettative che si erano create, poi è andata come è andata, ma adesso dobbiamo guardare avanti».
Il sindaco scaccia l’incubo degrado e nonostante la consapevolezza delle difficoltà di vendita dell’immenso e costoso edificio, è positivo: «Tutta l’area rimane fortemente attrattiva e strategica, non credo che ci possa essere pericolo».
Su tutta la zona adiacente Hypo Bank pende, però, il vincolo ad area direzionale, che va superato al più presto. L’intento, a prescindere dagli esiti della vicenda dell’istituto bancario, è quello di «allargare le maglie della destinazione d’uso per incentivare gli insediamenti, eliminando i paletti che limitano le attività ai soli uffici» e favorendo nuovi investimenti produttivi, perché no, dal cuore Ict.
Maiarelli ne ha parlato ieri, in maggioranza, con i suoi, ai quali ha spiegato la criticità della situazione. I riflettori adesso sono puntati sull’Austria, ma la strada, comunque, è segnata e guarda alla riconversione di tutta la zona, in modo tale da adattarla «all’evoluzione delle dinamiche economiche».
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