A Sacile liberalizzato il pasto della mamma

SACILE. Panino libero a scuola: a Sacile ha vinto il partito “dell’imbottito” a casa e infilato nello zainetto per la pausa pranzo. Al terzo giorno di mensa scolastica 2016-2017 nella primaria Marconi sono comparsi i panini fatti in casa. Nella Vittorino da Feltre il partito dei genitori del “panino libero” ha alzato il pressing e l’assessore all’istruzione comunale Carlo Spagnol ha aperto, ieri mattina, il tavolo istituzionale sulla liberalizzazione del pasto. L’effetto domino a Sacile è quello partito dalle sentenze della Corte d’Appello e del tribunale civile a Torino: il pasto libero è un diritto costituzionale.
«Circa quattro alunni hanno saltato il pasto servito in refettorio nella primaria di San Michele – ha rendicontato una delle mamme -. Il panino è stato consumato vicino ai compagni. E’ giusto che la scelta del pasto sia libera per le famiglie: tra quello confezionato a casa oppure dal servizio di ristorazione». Risultato: l’Istituto comprensivo di Sacile fa da apripista nel Friuli Occidentale sul panino libero a scuola. «La nota di ieri della dirigenza scolastica dell’Ic è stata chiara – ha continuato la genitrice -: i bambini possono portare il panino da casa. Alle famiglie spetta la scelta sull’alternativa alla mensa, che è gestita da una ditta di ristorazione esterna e costa». Ci sono genitori cassintegrati o disoccupati: risparmiano sulla refezione. Altri casi? «Alcuni bambini – hanno segnalato un paio di maestre – vogliono il panino “della mamma” e non mangiano volentieri in mensa». Capricci?
«La domanda dei genitori sul pasto portato da casa è pressante in alcuni plessi – ha confermato l’assessore all’istruzione comunale Carlo Spagnol -, soprattutto nella primaria Vittorino da Feltre». Al tavolo aperto dal Comune: l’Aas5, la scuola, la ditta Ottavian che gestisce la ristorazione hanno incrociato leggi e rischi salute. «L’Azienda sanitaria impone controlli e garanzie sulle zone di consumo separate e sorvegliate – Spagnol ha aggiornato l’incontro alla prossima settimana -. Vedremo di rispettare diritti e doveri». Prima della sentenza torinese, l’unica alternativa per i genitori era quella di prendere l’erede da scuola e riportarlo in aula dopo pranzo. «Soluzioni possibili – è ottimista Federica Sacchetti mamma di tre bambini – rispettando i diritti e norme». Intanto, i pasti non pagati nella mensa scolastica 2015-2016 ammontano a 30 mila euro segno che la crisi non demorde.
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