A San Daniele molti locali chiusi non alzeranno più le serrande Folla in centro a Fagagna: i commercianti ci credono

Maura Delle Case

Maristella Cescutti

/ SAN DANIELE

Quella che si è consumata ieri a San Daniele è stata una ripartenza timida e costellata di dubbi. Specie per gli oltre 50 tra bar e ristoranti, molti dei quali non hanno alzato le serrande. Alcuni in attesa di tempi migliori, altri bisognosi di qualche giorno in più per mettere a punto le misure di sicurezza. Insomma, la corsa alla riapertura non c’è stata, al contrario di quel che è accaduto a Fagagna.

Il poliedrico imprenditore Michele Mareschi Danieli a San Daniele gestisce ben 6 diverse attività: dal locale Il Michelaccio ai ristoranti Farroni e Al Cantinon, dai negozi CRUdiS che vende prosciutto e Esposhop (dietro al quale in verità si “nasconde” l’estro della moglie Flavia Rizzatto) all’affittacamere il Rizz. «Oggi non abbiamo riaperto nulla – spiega Mareschi Danieli –. Inizieremo giovedì con il negozio che vende prosciutto e in serata con Il Michelaccio per poi riprendere l’attività venerdì anche al Cantinon dove occuperemo anche una parte del personale del Farroni che invece resta chiuso». Destino che toccherà a metà giugno, anche al negozio di articoli da regalo e souvenir che ieri ha iniziato una svendita totale in vista della chiusura definitiva fissata per il 15 giugno. «Se prima era mia intenzione scommettere su San Daniele in maniera diffusa – continua – in questo momento non me lo posso permettere. Gli effetti della pandemia stanno mettendo a dura prova le mie attività». Dei 23 dipendenti ante epidemia ne sono rimasti 20 e al termine degli ammortizzatori sociali potrebbero ridursi ulteriormente. «Finché ci sarà la cassa integrazione in deroga non licenzierò nessuno, poi a malincuore qualche posto lo dovrò tagliare».

Anche Gianni Daffarra, titolare del ristorante Al Bersagliere e dell’enoteca La Trappola, ha deciso di aspettare. La domanda crollata, complice l’afflusso zero dei turisti, e i protocolli resi noti all’ultimo hanno contribuito a frenare gli entusiasmi e l’ansia di ripartire. «Non sappiamo quando riapriremo – fa sapere Daffarra –, non abbiamo l’impellenza di farlo e quindi abbiamo deciso di prenderci tempo per capire come muoverci. L’enoteca è piccola, al Bersagliere i posti a sedere sono pochi. Per ora preferiamo restare chiusi».

Luci spente anche Al Tirassegno, il ristorante che fa capo al primo cittadino, e che salvo ripensamenti aprirà il 1° giugno.

Ritorna la vita, invece, in centro a Fagagna. Strade affollate di gente “anche troppa” come rileva il vicesindaco Sandro Bello, dalle 11 di ieri fino alle 13 circa. Tutti i bar aperti (soltanto due hanno deciso di accogliere i clienti da sabato prossimo), come anche il negozio di abbigliamento, agevolato dall’ultimazione dei lavori del marciapiede antistante in porfido eseguito in tempi record dagli operai del Comune, e il parrucchiere. In centro si respira un clima di ottimismo e voglia di rimettersi in moto. Tutti gli operatori si sono adeguati ai codici di sicurezza previsti dal Decreto rilancio. Il sindaco Daniele Chiarvesio e il vice hanno testato di persona la sicurezza andando a bere insieme, dopo due mesi e mezzo, il primo caffè «a giusta distanza» al bar Centrale. «Fino ad oggi non ci risultano comunicazioni di aziende in difficoltà o di attività chiuse, speriamo – commenta il vicesindaco – che tale trend continui». —

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