A Tricesimo rubate le grondaie alla foresteria del castello

A denunciare il furto il sindaco Baiutti. Altri colpi messi a segno al Santuario della Madonna Missionaria e in due chiese

Alessandra Ceschia
Le mura della foresteria del castello medioevale a Tricesimo dove le grondaia sono state strappate e rubate
Le mura della foresteria del castello medioevale a Tricesimo dove le grondaia sono state strappate e rubate

Il furto, l’ennesimo, stavolta è stato messo a segno alla foresteria del castello di Tricesimo, proprietà dell’Arcidiocesi di Udine. I ladri hanno depredato le facciate esterne strappando grondaie e parti di lattoneria in rame del complesso medievale, che da alcuni anni è stato affidato in gestione al Comune di Tricesimo il quale si occupa delle manutenzioni ordinarie del complesso e del vasto parco circostante.

Il colpo, con ogni probabilità, risale a prima di Natale, ma è stato accertato solo a distanza di alcuni giorni. Non è la prima volta, purtroppo, che sul territorio comunale vengono messi a segno furti simili ai danni di edifici storici e di culto, come fa notare il sindaco Giorgio Baiutti.

«Nei mesi scorsi – rivela – analoghi furti avevano riguardato i pluviali in rame della chiesa di San Pietro in Zucco, del Santuario della Madonna Missionaria e della chiesetta di San Pelagio di Adorgnano. Tutti immobili vincolati dal codice dei beni culturali, ma situati in luoghi periferici e poco illuminati – fa notare il primo cittadino – per i quali si sta ora pensando all’installazione di sistemi di videosorveglianza per prevenire altri danneggiamenti a un patrimonio architettonico restaurato nei decenni successivi al terremoto del 1976».

Per tutti questi furti sono state presentate alla stazione dei carabinieri di Tricesimo denunce circostanziate da parte dei religiosi del Santuario, della Parrocchia e del sindaco Giorgio Baiutti in considerazione di alcune segnalazioni sulla presenza e sul frequente passaggio di due diversi furgoni nella zona del castello.

Il danno economico è valutato in alcune migliaia di euro, ma ciò che ferisce di più la comunità sono i furti perpetrati da malfattori privi di ogni rispetto per luoghi di culto e beni storico-artistici di grande interesse culturale, attratti, evidentemente dalle prospettive di guadagno dalla vendita del cosiddetto “oro rosso”.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto