A Udine sfuma l’intesa con Salmè, Fontanini: «Richieste difficili da realizzare»
Il candidato di Liberi Elettori invita i suoi sostenitori a non votare al secondo turno. «Saremo all’opposizione, chiunque vinca. Con De Toni ci sono troppe distanze»
Una fumata nero pece. Il sindaco uscente e candidato del centrodestra, Pietro Fontanini, non potrà contare sul sostegno di Stefano Salmè nella corsa-bis verso Palazzo D’Aronco.
Le proposte formulate dal candidato sindaco della civica Liberi Elettori sono state giudicate irricevibili dal primo cittadino uscente, in particolare rispetto alla richiesta «di raddoppiare l’addizionale Irpef dallo 0,2 allo 0,4 per finanziare le misure di sostegno alla natalità», spiega Fontanini.
Che ancora nel tardo pomeriggio di giovedì 6 aprile lasciava aperto uno spiraglio, giudicando «interlocutoria» la riunione con Salmè.
Il comunicato inoltrato dal leader udinese degli anti-sistema non lascia però spazio a interpretazioni: «Invitiamo tutti i nostri elettori a non andare a votare per il ballottaggio», l’indicazione di Salmè, che annuncia fin d’ora di essere pronto a stare «fieramente all’opposizione di chiunque vinca».
La stretta di mano con cui Fontanini e Salmé si sono lasciati giovedì poco dopo le 18 non lasciava presagire nulla di buono: «Ci siamo sentiti formulare richieste difficili da esaudire, proposte impercorribili per questioni legislative che forse Salmè ignora: ci sono risorse in conto capitale che sono impossibili da trasferire nella parte della spesa corrente del bilancio, come nel caso dei finanziamenti per realizzare l’ascensore in castello», ha evidenziato il sindaco, che ha ribadito la volontà «di non mettere le mani nelle tasche degli udinesi, aumentando le tasse.
«Salmè ci ha chiesto di aumentare l’addizionale Irpef, noi puntiamo invece a recuperare le risorse da Regione e Governo, anche grazie a una linea politica comune con il presidente Fedriga».
Il candidato sindaco di Liberi Elettori, che contrariamente alle previsioni non ha incontrato Alberto Felice De Toni («La distanza programmatica sui temi della sicurezza, dell’immigrazione e dell’identità culturale della nostra comunità, non ha consentito neppure un incontro formale»), ha spiegato che il vertice con il primo cittadino uscente «ha portato a un nulla di fatto, nonostante alcune “aperture” di facciata sui mass media da parte di Fontanini», accusato di «essersi assunto la responsabilità politica di aver limitato il diritto costituzionale di manifestare il proprio pensiero al “popolo dei no green pass”, assecondando la martellante campagna dell’assessore regionale alla Salute e del governo nazionale dell’epoca, rispetto alla vaccinazione obbligatoria».
Delle cinque proposte formulate, «è stata trovata una convergenza solo sul tema della sicurezza e, in termini del tutto generici, sulla necessità di sostenere la natalità e gli anziani».
Ed ecco il comunicato firmato da Salmè e inviato agli organi di informazione nella giornata di venerdì 7.
"La nascita della democrazia moderna si impose sulla base del concetto anglosassone “no taxation without representation”. Per analogia con questo principio – rimarca – affermiamo oggi che “senza rappresentanza delle nostre idee nessuno avrà i nostri voti”.
La nostra lunga campagna elettorale è stata improntata a idee che, nella loro semplicità, se applicate, possono rappresentare dei precedenti rivoluzionari. Abbiamo sempre dichiarato che, se non avessimo vinto le elezioni, avremmo posto ai partiti la necessità di adottare quella che riteniamo la parte essenziale del nostro programma elettorale.
Nonostante alcune battute preliminari con esponenti dello staff del candidato sindaco De Toni, la distanza programmatica sui temi della sicurezza, dell’immigrazione e dell’identità culturale della nostra comunità, non ha consentito neppure un incontro formale con il candidato sindaco della coalizione di centrosinistra.
Abbiamo comunque apprezzato i toni rispettosi usati durante la campagna elettorale e l’attenzione verso il principio della “libertà di scelta” e di una maggiore autonomia della città nei confronti della Regione Fvg.
Per quanto riguarda l’incontro avuto con il sindaco Pietro Fontanini, nonostante alcune “aperture” di facciata sui mass media, l’incontro – precisa la nota – ha portato ad un nulla di fatto.
Le premesse d’altronde non facilitavano un’intesa: il sindaco durante il periodo pandemico si era assunto – secondo Salmè – la responsabilità politica di aver limitato il diritto costituzionale di manifestare il proprio pensiero al “popolo dei no green pass”, invitando il questore a negare ai manifestanti libertari “piazza Libertà”, che è stata il simbolo fisico di tale protesta.
Il fatto di aver poi assecondato la martellante campagna dell’assessore regionale alla Salute e del governo nazionale dell’epoca, rispetto alla vaccinazione obbligatoria (merito che ha rivendicato durante l’incontro ), costituisce un macigno rispetto al nostro faro ideale rappresentato dal principio della “libertà di scelta”, anche vaccinale.
Delle cinque proposte portate da noi al tavolo della trattativa (1. Modifica allo Statuto comunale fissando il principio della “libertà di scelta”, 2) Sindaco primo garante della salute del cittadino 3) Stop alle grandi opere pubbliche con denaro pubblico e utilizzo del risparmio così ottenuto per finanziare la spesa sociale; in particolare il bonus di natalità, la mutua comunale veterinaria, contributo per le rette per famiglie che hanno genitori in case di riposo e un sostegno ai pensionati sociali 4) Autonomia comunale rispetto alla Regione Fvg 5) agente di quartiere e rafforzamento del controllo delle residenze) vi è stata una convergenza solo sul tema della sicurezza e, in termini del tutto generici, sulla necessità di sostenere la natalità e gli anziani.
In una società che si divarica sempre più, dove “l’1%” controlla ormai più del 50% della ricchezza complessiva (e questo vale anche per la città di Udine dove poche decine di famiglie raccolgono rendite faraoniche), il sindaco di Udine, accogliendo le nostre proposte, avrebbe potuto dimostrare – a detta di Salmè – di rappresentare la cittadinanza e non gli interessi di multinazionali e potentati economici locali.
La stessa preoccupazione del sindaco, espressa durante la riunione, che i “buoni di acquisto locali” (che, se realizzati, creerebbero di fatto un circuito economico protetto per la piccola impresa commerciale, artigianale e di servizi udinese), troverebbero la forte contrarietà delle multinazionali del commercio presenti sul nostro territorio e che quindi erano da accantonare, la dice lunga sulla distanza programmatica tra la nostra lista e il centrodestra udinese”.
E la conclusione: “Invitiamo quindi tutti i nostri elettori a non andare a votare per il ballottaggio previsto per domenica 16 aprile e lunedì 17 aprile”.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto