A Udine terapia intensiva ai limiti, si teme la fuga degli infermieri

UDINE. Dopo i medici ora anche gli infermieri dal Santa Maria della Misericordia alzano le barricate. Minacciano di presentare domanda di trasferimento in massa i dipendenti che lavorano nelle Terapie intensive se non verranno risolti i problemi che coinvolgono il Dipartimento.
Per denunciare le carenze e le problematiche emersi nell’ambito di un’assemblea sindacale convocata dal Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche in rappresentanza delle due Terapie intensive e della Clinica di rianimazione ha steso un documento sottoscritto da 79 dei 94 dipendenti e lo ha consegnato al commissario straordinario Mauro Delendi e a numerosi dirigenti. Una sorta di ultimatum.
Gestione dei turni
Fra i principali problemi sottolineati dal Nursind, sono i turni del personale a rappresentare la principale criticità. «Nel tempo è emersa la cattiva condotta gestionale e relazionale che il responsabile infermieristico di dipartimento ha nei confronti dei personale infermieristico e di supporto – esordisce il vicepresidente provinciale Nursind Stefano Giglio –. L’atteggiamento rigido e non basato su un confronto rispettoso, spesso ha generato tensioni nel personale».
Gli infermieri hanno visto un aumento dei turni extra con copertura sul mattino/notte o con giornate di 12 ore non previste e soprattutto non comunicate ufficialmente.
«Continuamente – sostanzia Giglio – il personale assiste a modifiche della turnistica che non vengono concordate, nè comunicate al dipendente. Il personale della Clinica di Anestesia e rianimazione dall’estate scorsa vede la turnistica basata su continui rientri mattino/notte ordinario e frequenti salti di riposi. Il piano ferie non vede una corretta distribuzione su tutto il personale e non vengono più nemmeno prese in considerazione le richieste scritte di congedi ordinari e straordinari, più volte vengono addirittura negati i giorni di formazione previsti contrattualmente per i dipendenti».
Carichi di lavoro
Una criticità che viene sollevata riguarda la mole di lavoro.
«Il processo che ha visto la costituzione dell’attuale assetto organizzativo ha portato alla distribuzione errata dei carichi di lavoro e delle risorse infermieristiche intradipartimentali – argomenta il segretario amministrativo Nursind Afrim Cassli – la dotazione di 12 posti letto della Terapia intensiva 2, troppo spesso vede l’assistenza deficitaria e non rispettosa del rapporto infermiere-paziente 1:2, mentre la tipologia dei pazienti accolti impone al personale carichi di lavoro enormi. La Traumatologia, la Cardiochirurgia, la Chirurgia toracica e la vascolare con tali modalità organizzative rappresentano un peso importante da gestire, senza dimenticare che quotidianamente tale unità operativa risponde a tutte le urgenze e le emergenze del Pronto soccorso e dei reparti principali ad alta complessità assistenziale. Quanto alla Terapia intensiva 1 – aggiunge Cassli – il vissuto attuale è che una rianimazione così strutturata faccia enorme fatica a decollare e che difficilmente potrà contribuire nella gestione dipartimentale delle emergenze urgenza».
A ciò, segnala Giglio, «si aggiunge la problematica sulla gestione del processo legato al cesareo in urgenza che porta la cronica defezione di personale infermieristico verso tale attività con un incremento delle situazioni di criticità all’organico interno e con grossi rischi per la sicurezza dei pazienti degenti»
Questione di sicurezza
«Queste problematiche – riassume Giglio – vanno a ripercuotersi sulla sicurezza del paziente e su quella del personale infermieristico e addetto all’assistenza di base. Un dipartimento che prevede queste opzioni gestionali rischia di trovarsi in situazioni critiche. Ignorando la necessità di creare percorsi terapeutici assistenziali sicuri e condivisi - conclude – il rischio è quello di creare un danno al paziente, ne è testimonianza il fatto che vengono intercettati errori nelle attività assistenziali e terapeutiche».
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