A Varese l'ultimo saluto a Zamberletti: il ricordo di Santuz

UDINE. I vertici della Regione e della Protezione civile, i sindaci di ieri e di oggi e gli alpini dell’Ana portano oggi, martedì 29 gennaio, l’ultimo saluto del Friuli all’onorevole democristiano, Giuseppe Zamberletti, nominato commissario straordinario di Governo dopo il terremoto del 1976. Una numerosa delegazione è partita verso la basilica di San Vittore per partecipare al funerale di Stato, a Varese.
Sono esposte le bandiere a mezz’asta su tutte le sedi della Regione in segno di lutto per la scomparsa dell’onorevole Giuseppe Zamberletti. Contestualmente, alle 10.30, la cittadinanza, le istituzioni pubbliche, le organizzazioni sociali, culturali, produttive e i titolari delle attività private sono invitati a manifestare il proprio cordoglio mediante l’osservanza di un minuti di raccoglimento, in concomitanza dell’inizio della cerimonia funebre alla quale partecipa una delegazione regionale guidata dal presidente Fedriga.
Da sabato sera, 26 gennaio, non si contano più le attestazioni di stima nei confronti del commissario di governo che dopo il sisma gestì l’emergenza senza mai travalicare sindaci e politici locali.
«Rappresentavo la Dc nella commissione che Zamberletti convocava per illustrare le sue proposte e condividerle con le forze politiche nella delicata fase dell’emergenza», ricorda l’onorevole Giorgio Santuz (Dc), nel descrivere Zamberletti, che era anche un collega di partito, come «un organizzatore attento alle sfumature, un lombardo efficiente, pulito, che sbrigava lavoro».
Gli aneddoti non mancano soprattutto sul vino che l’astemio Zamberletti iniziò ad apprezzare proprio in Friuli. «Tra maggio e settembre 1976 Zamberletti mi chiese di accompagnarlo in elicottero per spiegargli la geografia della zona terremotata. A un certo punto atterrammo vicino a un casolare semidistrutto e dalla legnaia uscì una donna con un vassoio, la bottiglia di vino bianco, i bicchieri e un tovagliolo bianco al braccio.
“Qui devi bere” gli dissi prima di entrare con lui nella legnaia trasformata in una casa. Zamberletti rimase colpito da questo Friuli ordinato anche nel disastro. In quel contesto assaggiò per la prima volta il vino bianco». Santuz torna indietro nel tempo per dire anche che Zamberletti era molto attaccato al Friuli: «Quando poteva tornava e quando lo incontravo a Roma mi chiedeva “lassù come va”».
Anche l’ex consigliere regionale, Giulio Magrini, apprezza il ruolo svolto da Zamberletti nella fase dell’emergenza. La distinzione non è banale perché durante la ricostruzione – Magrini non ha problemi a dirlo – «le forze politiche d’opposizione avevano sempre timore che il commissario di governo potesse tornare a mettere il cappello».
C’era «un rapporto di grande riconoscenza per il lavoro fatto durante l’emergenza e uno più distaccato nella ricostruzione. Alcuni – continua Magrini – lo vedevano come uomo del governo centrale che poteva crearci problemi nella gigantesca sfida della ricostruzione».
Detto questo, però, anche Magrini descrive il commissario di governo come un uomo «schietto, piacevole, non presuntuoso, molto piacevole nelle chiacchiere alle quali, da gran fumatore quale era, si lasciava andare fumando una sigaretta».
Zamberletti ricordava spesso la grande mano che gli avevano dato gli alpini per convincere la gente a spostarsi nelle località balneari.
«Da più di 40 anni partecipava alla commemorazione dei nove morti nella caserma Goi-Pantanali di Gemona», sottolinea il presidente della sezione Ana di Gemona ed ex sindaco di Trasaghis, Ivo Del Negro, sottolineando la profonda stima reciproca che legava Zamberletti al sindaco del terremoto di Gemona, Ivano Benvenuti. Oggi il vessillo della sezione Ana sfila nella basilica di San Vittore, a Varese. —
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