Abusi sulla ragazzina e calunnie al patrigno: inflitti 8 anni e 6 mesi

PORDENONE. L’imputato aveva scelto il rito abbreviato ed era stato condannato a sei anni di reclusione. Ma la Corte d’appello di Trieste aveva spazzato via la sentenza di primo grado per un vizio nella notifica dell’ordinanza dell’incidente probatorio.
Così il processo è ripartito da zero e ieri l’uomo, che all’epoca dei fati aveva 46 anni, oggi 54, è stato condannato dal tribunale di Pordenone in composizione collegiale (presidente De Biasi, a latere i giudici Cozzatini e Granata) ancora a 6 anni per violenza sessuale su una minore e a 2 anni e mezzo per la calunnia indotta all’allora ragazzina (14 anni) di cui aveva abusato. Più una provvisionale di 30 mila euro per la vittima, 15 mila a favore del patrigno, oggetto della citata calunnia, e 10 mila per la mamma della ragazza.
Complessivamente 8 anni e sei mesi di reclusione all’“orco”, dunque, e accolta quasi in toto la richiesta formulata dal pm Maria Grazia Zaina, ovvero 7 anni e mezzo per la violenza, oltre ai 2 anni e sei mesi per il reato meno grave. La quattordicenne aveva inizialmente accusato il patrigno di avance sessuali e la madre di aver saputo e taciuto. Poi, però, l'adolescente aveva ritrattato, chiamando in causa l’allora 46enne e sua moglie (scagionata già nel primo processo di primo grado).
Nel nuovo procedimento sono state accertate le responsabilità dell’uomo, che avrebbe coltivato una relazione sentimentale con la ragazzina, approfittando dell’amicizia con i gentori per convincerla a frequentare la sua abitazione, portarla al mare o in montagna, tempestandola di telefonate e sms, anche notturni, riuscendo a dormire con lei in tenda e in stanze d’hotel, alimentando in lei un atteggiamento di conflittualità e svalutazione nei confronti della madre e addirittura convincendola ad accusare degli abusi il patrigno, nel momento in cui si era sentito sul punto di essere scoperto.
Le attenzioni sessuali cui la sottoponeva erano sempre più spinte, arrivando a rapporti orali e a richieste di rapporti completi.
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