Accantonato il progetto per il maxi-depuratore

Gradisca: Iris Acqua vuole raddoppiare quello di Staranzano per creare la dorsale L’impianto della Fortezza, rimesso a norma, diventerà un collettore secondario
Bumbaca Gorizia 24.01.2015 Gradisca d'Isonzo depuratore acqua IRIS Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 24.01.2015 Gradisca d'Isonzo depuratore acqua IRIS Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GRADISCA. Non sarà realizzato a Gradisca, ma a Staranzano il maxi-depuratore della provincia di Gorizia. L’impianto della Fortezza, comunque, non sarà smantellato: verrà rimesso completamente a norma – questo l’auspicio dell’esecutivo cittadino - e avrà funzioni di collettore secondario. Lo si evince dal super-progetto di Iris Acqua riguardante il cosiddetto “tubone” (ma è più corretto chiamarlo “dorsale” o “collettore di trasporto”) che convoglierà tutte le acque fognarie, da Gorizia sino al mare, evitando qualsiasi emissione nell’Isonzo. Un’opera da 40 milioni di euro che ha messo in soffitta per sempre un più limitato progetto da 6 milioni che a suo tempo era destinato al solo potenziamento del depuratore gradiscano. Alla fine ha prevalso una soluzione tecnica differente - e all’avanguardia - che, oltre a risanare il fiume e garantire la sua balneabilità, permetterà minori costi una volta a regime di controllo e funzionamento.

Sono stati dunque a oggi sospesi gli interventi di sistemazione dei depuratori di Gorizia e di Gradisca d’Isonzo ed è nata così l’idea della dorsale che “by-passa” il fiume Isonzo e sfrutta solamente il depuratore di Staranzano. Quest’ultimo impianto (che scarica l’acqua depurata in mare) verrà praticamente raddoppiato. In sostanza tutte le acque nere di Gorizia e dei paesi della Destra e della Sinistra Isonzo finiranno nel nuovo tubone.

Una notizia che comunque non elimina alcune problematiche che interessano Gradisca.

Che ne sarà ora del depuratore gradiscano, finito spesso al centro delle polemiche? L’auspicio dell’esecutivo della Fortezza è che sia rimesso a norma in vista del suo ruolo di collettore secondario rispetto a Staranzano.

Non va dimenticato, infatti, che proprio il malfunzionamento dell’attuale impianto della cittadina isontina in passato era stato oggetto di motivate perplessità da parte di associazioni ambientaliste e di comuni cittadini.

Tre anni fa nelle acque rilevate nei pressi del depuratore di Gradisca erano stati registrati livelli di presenza batterica abbondantemente superiori ai limiti consentiti. Il tutto sfociò nel sequestro dell’impianto. L’operazione era stata condotta dal Nucleo operativo per l’attività di vigilanza ambientale del Corpo forestale regionale e della Stazione forestale di Monfalcone. Gli uomini del Noe erano entrati in azione in seguito alle segnalazioni di privati cittadini riguardanti la presenza, alla bocca dello scaricatore del depuratore, di ampie chiazze di sostanze maleodoranti e melmose. Non basta.

I cittadini erano esasperati anche per altre ragioni. Le violente precipitazioni dell’ultimo anno e mezzo avevano nuovamente messo a nudo i limiti dell’impianto – che nel frattempo era stato dissequestrato – con la potenza dell’acqua che aveva portato all’esplosione di condutture e tombini, andando ad allargare cortili e cantine della zona. Anche a questo sarà necessario trovare soluzione.

Luigi Mucciano

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