Accende un braciere e muore intossicato

UDINE. Voleva semplicemente scaldarsi un po’ il 30enne senegalese Samba Diagne e invece quel braciere tenuto acceso in casa gli ha tolto la vita. Molto probabilmente lui non se n’è nemmeno accorto. La combustione della carbonella ha consumato tutto l’ossigeno e riempito piano piano la stanza di monossido di carbonio, un gas velenoso particolarmente insidioso in quanto inodore, incolore e insapore.
L’abitazione, dove viveva in via Quarto, vicino al parco Moretti, con alcuni connazionali, si è così trasformata in una trappola mortale. Inutili i soccorsi dei vigili del fuoco e del 118. Quando sono arrivati i medici, poco prima delle 11 di ieri mattina, Diagne era già morto. A stabilire l’ora esatta del decesso sarà l’autopsia che sarà disposta oggi dalla Procura quando il pm Annunziata Puglia avrà modo di leggere il fascicolo del caso.
A dare l’allarme ieri è stato lo zio di Diagne, Niang Fallou, che era stato contattato dalla cooperativa di pulizie ospedaliere dove il nipote, a Udine da tre anni, prestava servizio. Non vedendolo arrivare, i suoi datori di lavoro hanno contattato lo zio che si è subito recato in via Quarto dove ha fatto la terribile scoperta: «Era disteso a terra con i piedi freddi, ho subito chiamato il 118», ha raccontato. Ma per Diagne non c’era più niente da fare.
Colpa del braciere con la carbonella che i vigili del fuoco non esitano a definire «braciere killer: se usato in casa o comunque in un locale chiuso può essere fatale - dice il responsabile della comunicazione del comando provinciale dei Vigili del Fuoco, Valmore Venturini - proprio come è accaduto in questa circostanza. Purtroppo in molti, soprattutto stranieri, hanno ancora l’abitudine di accendere dei fuochi per scaldarsi invece di accendere il riscaldamento o senza utilizzare il caminetto e quindi senza una canna fumaria che consenta il corretto utilizzo delle fiamme. Senza ricambio d’aria, il monossido si diffonde velocemente. Prima provoca emicrania e vertigini, poi allucinazioni e, ad alte concentrazioni, anche la perdita di conoscenza nell’arco di un’ora e la morte in sole due ore. Se poi il fenomeno si verifica durante la notte quando le persone dormono accorgersi del pericolo è quasi impossibile».
Da qui l’invito dei vigili del fuoco a controllare gli impianti termici e la corretta ventilazione dei locali.
Ieri, insieme alla squadra dei vigili del fuoco di via Popone, sono intervenuti anche i medici del 118 e gli agenti della Questura. In pochi minuti attorno alla villetta dove abitava Diagne si sono radunati amici e conoscenti, tutti increduli per l’accaduto.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto