«Accoglienza diffusa e invisibile» Ecco il modello creato a Udine

«Con la consapevolezza che il “come lo facciamo” è parte integrante del “vogliamo farlo”». Il direttore del Messaggero Veneto, Omar Monestier ha concluso così il commento sul tema dell’emergenza immigrazione nel quale sottolineava che la Cavarzerani è «una forma di accoglienza, ma non un modello». Ed è prendendo spunto da quelle parole che ieri l’assessore ai Diritti e all’Inclusione sociale, Antonella Nonino ha postato una riflessione sul suo profilo Fb. «Vorrei tanto aver trovato quelle parole nel momento giusto - scrive -. Forma e modello. Il modello per Udine è lo Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, presente dal 2000 i cui costi vengono rendicontati fino all’ultimo centesimo) con l’accoglienza diffusa, ci crediamo talmente tanto da aver sfruttato al massimo le possibilità di ampliamento. Siamo così convinti che l’accoglienza diffusa sia il modello di riferimento che abbiamo attivato nel 2013 un Cas (Centro di accoglienza straordinaria) gestito con diverse associazioni (Centro Balducci, Nuovi Cittadini, Caritas, Oikos, Il Mosaico) che forniscono misure di accompagnamento, progetti per l’inclusione».
Eccolo quindi il modello dell’accoglienza promosso dalla giunta Honsell. «E, a differenza di tanti Cas d’Italia - continua la Nonino - questo sistema è gestito direttamente dal Comune di Udine, con i propri uffici e l’assistente sociale, istituendo un tavolo permanente con i soggetti coinvolti. Il sistema - spiega - si chiama Aura (Accoglienza Udine richiedenti asilo) e abbiamo 300 posti occupati. I 2 sistemi, Sprar e Aura, esauriscono i posti previsti per Udine. Le associazioni che partecipano al sistema, inoltre, rendono note le voci spesa, per essere coerenti con un mandato di doverosa trasparenza sui costi sostenuti».
Il problema è che gli arrivi dalla rotta Balcanica sono proseguiti senza sosta con numeri sempre maggiori. «Le persone hanno continuato ad arrivare - sottolinea l’assessore - e a rimanere per strada. E così si sono aperte le caserme». Che per la Nonino sono sì un modello, inteso però come risposta emergenziale di prima accoglienza. «La Croce rossa ha chiesto più volte di contenere le presenze perché 800 persone sono veramente troppe ma purtroppo i trasferimenti alle altre Regioni non sono stati sufficienti - ricorda -. I volontari però non si sono tirati indietro e hanno fatto un ottimo lavoro per fronteggiare questa emergenza. Se non si superasse il tetto massimo di 200 persone sicuramente sarebbe possibile alzare gli standard dell’accoglienza, ma con 800 o addirittura mille persone è tutto oggettivamente molto più complicato».
La riflessione della Nonino è anche frutto delle conclusioni cui è giunta l’europarlamentare Elly Schlein dopo la sua visita alla struttura di via Cividale. Secondo l’esponente di Possibile l’ex caserma «così com’è non è adatta all’accoglienza».
Ma per la Nonino quel «così com’è è frutto di un contesto che non può essere trascurato». Così come non si può trascurare il progetto Aura. «Dei 370 accolti nei sistemi di accoglienza diffusa nessuno parla - evidenzia -. E sapete perchè? Perchè sono “inclusi”, non colpiscono, non si vedono. Venerdì sera al meraviglioso dibattito pubblico (con la Schlein, ndr) ne ho parlato. Ne ho parlato in conferenza stampa e in ogni comunicato. D’ora in poi chiederó che chiunque desideri visitare la Cavarzerani visiti anche il sistema Aura, acceda a convenzioni e conti, e magari partecipi alle nostre riunioni fiume, dense di occasioni formative e di confronto. Così - conclude - sarà chiara tutta la situazione in cui lavoriamo e, certamente, potremo lavorare a importanti miglioramenti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto