Accusa di peculato sui soldi delle tasse Notaio patteggia 2 anni

Somme versate dopo gli avvisi dell’Agenzia delle entrate La difesa: non ha arrecato alcun danno a Erario o clienti 
I.p.

Ha patteggiato dinanzi al gup Giorgio Cozzarini due anni di reclusione, pena sospesa, per tre ipotesi di peculato continuato il notaio pordenonese Claudio Volpe, 49 anni, originario di Foggia. L’indagine del pm Maria Grazia Zaina, affidata alla guardia di finanza di Pordenone, nasce dalle segnalazioni dell’Agenzia delle entrate. L’imputato, assistito dall’avvocato Luca Colombaro, ha potuto accedere a un patteggiamento al minimo della pena, con la condizionale e senza la sanzione accessoria dell’interdizione, perché gli importi dovuti sono stati integralmente versati dal notaio al Fisco dopo gli avvisi di accertamento e perché il pm Zaina ha appurato che le condotte si sono verificate in un arco temporale circoscritto. Il reato di peculato, però, si perfeziona all’istante, anche se gli importi dovuti vengono poi saldati.

La registrazione degli atti notarili è telematica. Una nuova normativa, entrata in vigore nel 2017, prescrive che il notaio debba depositare su un conto dedicato tutte le somme dovute a titolo di tributi (fra le quali tasse di registro, imposta di bollo, imposte ipotecarie e catastali). Le parti anticipano le somme, il Fisco le preleva automaticamente dal conto dedicato.

Il pm Maria Grazia Zaina ha contestato al notaio di aver versato in conti correnti nella sua disponibilità le somme anticipate per le imposte, non creando invece la provvista nel conto dedicato, risultato in numerose occasioni incapiente fra il 2016 e il 2018, per un totale di 66.894 euro (saldati dal notaio dopo gli avvisi del Fisco).

Il pm Maria Grazia Zaina ha inoltre ricostruito che il notaio aveva indicato nelle note telematiche per autotassazione importi inferiori al dovuto, versando la differenza dopo gli accertamenti del Fisco (28 avvisi nel 2016 per 130.253 euro, 43 avvisi nel 2017 per 142.780 euro, 29 avvisi nel 2018 per 62.401 euro, 14 avvisi nel 2019, fino al 17 maggio, per 24.067 euro). In cinque casi il pm ha ravvisato invece l’applicazione di aliquote agevolate non spettanti (tre per la prima casa, due per la piccola proprietà contadina) a fronte di versamenti dei clienti per imposte superiori. Anche in questo caso la differenza è stata versata dal notaio dopo gli avvisi.

«Si tratta di condotte che non hanno arrecato danno a nessuno – ha sottolineato l’avvocato Colombaro –, né all’Erario, né ai clienti». Il legale dell’imputato ha sottolineato come la perfetta comprensione dei meccanismi della normativa che ha istituito nel 2017 il conto dedicato per i notai sia «tuttora dubbia» e materia di convegni. «È semplicemente accaduto – la ricostruzione della difesa – che il notaio utilizzasse queste somme per ragioni del suo ufficio. Quando l’Agenzia delle entrate non ha trovato gli importi sul conto dedicato, ha emesso gli avvisi di liquidazione, che il notaio ha immediatamente pagato, senza incorrere in sanzioni o interessi. Gli importi erano stati depositati in un conto diverso dell’ufficio, perfettamente capiente».

Quanto alle altre due ipotesi di peculato, l’avvocato Colombaro ha evidenziato come non si sia trattato di condotte di reato, ma di «errori commessi dal notaio»: «Quando l’Agenzie delle entrate lo ha fatto presente, ha subito sanato». La difesa ha visto nel patteggiamento, con la condizionale estesa anche alle sanzioni accessorie, «la scelta processuale migliore», per «chiudere questa parentesi disgraziata». A ottobre è arrivata l’informativa del Fisco richiesta dalla procura: la verifica ha attestato la perfetta regolarità del notaio in tutti i pagamenti. —



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