Acquedotto in crisi, è scontro sull’acqua. A2a ricorre: no al prelievo dal Chiaranda

A Forni di Sotto la battaglia per l’acqua va avanti a colpi di ricorsi. Il Comune ha vinto il primo round, ma A2A, l’azienda milanese che gestisce anche la centrale di Somplago, si prepara a ricorrere contro la sentenza. In ballo c’è l’acqua del rio Chiaranda quella che A2a preleva da anni per produrre energia e quella che il Comune ha ottenuto in concessione dalla Regione per uso potabile. Salvo poi decidere di creare un dissipatore di pressione per produrre energia. Su questo A2a gioca le sue carte.
Tutto inizia nel marzo 2014 quando il Comune chiede e ottiene dalla Regione la concessione per prelevare 630 mila metri cubi all’anno di acqua dal rio a uso acquedottistico. Le gelate invernali avevano messo a dura prova il servizio idrico e il sindaco Marco Lenna, era stato costretto a firmare l’ordinanza per limitare l’uso dell’acqua.
In prima battuta il Comune ottiene il via libera dall’Autorità d’ambito e quindi l’autorizzazione regionale impegnandosi a rispettare obblighi e condizioni a cui sarà vincolata la concessione. Il decreto parla chiaro: l’acqua derivata è finalizzata all’uso acquedottistico.
Il Comune si impegna a iniziare, ultimare i lavori e utilizzare l’acqua entro 24 mesi dalla notifica del decreto di concessione pena la sua decadenza. La durata della concessione è trentennale e il Comune deve versare alla Regione un canone pari a 421 euro. Edilpower, la società confluita in A2a, si oppone e ricorre al Tribunale superiore delle acque pubbliche. Lo fa ricordando che le acque sono state concesse a Edilpower per generare elettricità da fonte rinnovabile (idroelettrico) e che «un sacrificio parziale avrebbe richiesto un ragionevole indennizzo».
Intanto, con l’autorizzazione in mano, il Comune corregge il tiro e il 31 luglio 2017 finanzia con 120 mila euro la realizzazione di un primo stralcio dell’impianto dissipatore dell’energia cinetica dell’acquedotto comunale. Qualche mese più tardi, ad aprile, il Tribunale superiore delle acque pubbliche respinge il ricorso di A2A. L’azienda non si scoraggia e fa sapere ai sindaci dei comuni interessati dai prelievi d’acqua che «intende ricorrere contro la sentenza che non è definitiva».
Nella missiva, Massimo Tiberga, il responsabile degli impianti idroelettrici di A2a, ricorda che nel 2015 il Comune di Forni di Sotto aveva manifestato assenso alla stipula della concessione per il riconoscimento dell’indennizzo, «salvo poi sottrarsi al relativo negoziato senza addurre motivazioni convincenti». E ancora: «Anche la domanda di nuova derivazione a beneficio dell’acquedotto non figura sostenuta da alcun incremento della popolazione dimorante nel comune, la quale è anzi in declino».
Nella stessa lettera A2a aggiunge: «Nel contempo è emerso che il Comune intende utilizzare la derivazione idrica anche, e probabilmente soprattutto, a fini di sfruttamento idroelettrico sebbene il particolare, determinante, sia stato sempre sottaciuto in tutte le sedi compÈetenti».
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