Ad Ariis un pozzo di reperti: è come un viaggio nell’antica Roma

Si sono appena concluse le indagini archeologiche anche nel sito di Fraforeano di Ronchis. Riscontrata la presenza di materiale organico, coppi, tegole e altri strumenti di uso quotidiano

Simone Narduzzi

Storie che emergono dal quotidiano di tempi antichi ma al contempo eterni, specchio di culture e civiltà i cui bagliori riverberano oggigiorno, sul mondo attuale.

Un pozzo, qualche suppellettile, ma anche strutture, persino epigrafi.

Segni, testimonianze: reperti venuti a galla grazie alle indagini da poco svolte dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio regionale in due siti mirati, locati ad Ariis e a Fraforeano, le indagini che hanno messo in luce contesti di epoca storica di particolare interesse.

Dalla Roma del II e III secolo d.C. al post-Medioevo: epoche differenti, entrambe consumatesi anche nella normalità di un territorio che ha prodotto materiale utile a costruire l’identità e le abitudini delle persone del tempo.

Le indagini, realizzate facendo leva su una richiesta di finanziamento specifico, sono andate a verificare la consistenza dei due siti archeologici fino ad oggi di incerta identificazione e permetterne così una corretta tutela.

Gli scavi sono stati condotti sul campo dalla Cora società archeologica srl di Trento, in coordinamento con l’ispettore onorario Sergio Salvador e sotto la direzione scientifica del funzionario archeologo Giorgia Musina, per la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli Venezia Giulia.

Ad Ariis, nello specifico, dopo una preliminare ricognizione sul campo, sono stati svolti alcuni sondaggi di scavo, seguiti da un ampliamento, con esito positivo.

Anche grazie all’esecuzione di riprese per mezzo di un drone, allora, è stato possibile individuare e circoscrivere la presenza di un pozzo nonché di strutture in fondazione e di alcune possibili sistemazioni di bonifica, opere queste appartenenti a un contesto di epoca romana databile, per l’appunto, tra il II e il III secolo d.C. Non solo: perché gli scavi hanno restituito anche un’abbondante quantità di materiale ceramico oltreché in vetro e di metallo.

Non mancano poi le tegole e i coppi di produzione locale, come attestato da un bollo laterizio che rinvia a una fornace attiva in quel di Rivarotta.

È stato quindi recuperato pure un rilevante quantitativo di materiale organico: dalle noci alle nocciole e ai vinaccioli, sino a un frammento di intreccio vegetale.

Tali reperti si sono conservati sul fondo del pozzo grazie alla presenza costante dell’acqua. A Fraforeano di Ronchis, invece, in accordo e collaborazione con il Comune, è stata effettuata la pulizia di un contesto lapideo posto a lato della strada provinciale 7: il sito, di recente individuato dall’ispettore onorario Salvador, appariva infatti a rischio spoliazione.

Secondo le analisi, i reperti dovrebbero risalire all’epoca post medievale: trattasi di due strutture murarie, un voltino in laterizi e alcune epigrafi sepolcrali iscritte di reimpiego poggiate sul fondo, il tutto a comporre un insieme di incerta destinazione, forse a carattere infrastrutturale.

I materiali e i dati emersi dai due scavi sono attualmente in corso di studio al fine di permettere che vengano relazionati ai contesti archeologici già noti nei due territori, in modo da poter accrescere la comprensione dei contesti di rinvenimento.

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