Addio a Bertossi, storica voce del Carnera

UDINE. Chi ha i capelli grigi si ricorderà di quella voce che infiammava il palasport Carnera negli anni d’oro della pallacanestro udinese, quando la grande Snaidero calamitava ai Rizzi migliaia di tifosi, tutti trascinati dallo speaker che non solo leggeva le formazioni, ma che scandiva canestro dopo canestro il ritmo incandescente delle partite.

Martedì quella voce si è spenta per sempre: l’udinese Andrea Bertossi, 70 anni, è morto in terapia intensiva all’ospedale cittadino, vittima del Covid che in un mese l’ha strappato alla sua famiglia, ai suoi affetti, al suo lavoro in banca che – seppure da pensionato – lo coinvolgeva ancora pienamente.

«Mio marito stava benissimo – ricorda la moglie Isabella Barbetti –, non prendeva neppure la pastiglia per la pressione. Conduceva una vita normale e andava a lavorare. Il 23 novembre ha cominciato ad avvertire i primi sintomi del virus ed è risultato positivo al tampone. Poi la situazione si è aggravata.

Il 28 è stato ricoverato in ospedale. Dopo un periodo in cui sembrava aver migliorato le sue condizioni, Andrea ha cominciato a peggiorare, tanto che è entrato in terapia intensiva. Il 12 dicembre i medici ci hanno comunicato che il quadro clinico era grave. Martedì ci ha lasciato».

«Vorrei che tutti si rendessero conto che questa è una malattia subdola, molto aggressiva – prosegue la moglie tra le lacrime – che può essere fatale anche a persone sane e con polmoni in piena efficienza. Andrea stava bene e ora non c’è più».

«È stato un periodo dolorosissimo – aggiungono i figli Federica e Alberto –, con enorme stress e tanta paura. Abbiamo vissuto giornate solo aspettando una telefonata dall’ospedale dato che non era possibile vedere nostro padre, non era possibile abbracciarlo, stargli vicino. Si resta isolati dalla persona cara senza poter fare nulla».

Chi ha conosciuto Andrea Bertossi anche solo per motivi di lavoro si accorgeva immediatamente di avere di fronte una persona di grande professionalità e di profonda umanità e disponibilità. Cercava sempre di trovare la soluzione che potesse aiutare il cliente, trovando un equilibrio con le esigenze della banca. Era così apprezzato da aver trovato una collocazione da consulente anche dopo la pensione.

Bertossi aveva cominciato a lavorare agli inizi degli anni Settanta alla Banca del Friuli, in particolare nell’ufficio legale, occupandosi dei contenziosi. Con il passaggio dell’istituto udinese al Credito Romagnolo si era trasferito a Bologna, ma l’amore per la sua terra l’aveva poi riportato in Friuli alla Banca di Udine, all’ufficio legale. Dal 2010 era andato in pensione, ma era così attaccato al suo lavoro e al rapporto con le persone che aveva accettato di offrire la sua consulenza al Confidi, dove si è impegnato fino all’ultimo.

Nel 1982 si era sposato con Isabella. Dal matrimonio sono nati i due figli. Legatissimo alla famiglia, Bertossi aveva molte passioni, ma l’amore per il basket è sempre rimasto fortissimo. Si deve proprio a Bertossi se Udine ha potuto annoverare fra i suoi più grandi campioni Lorenzo Bettarini, di cui era cugino.

«Per me Andrea non era soltanto un cugino, ma un fratello maggiore – racconta Bettarini –. Ricordo benissimo che quando avevo undici anni rimasi affascinato da ciò che Andrea mi diceva del basket. Mi fece appassionare e decisi di cominciare a giocare grazie a lui: è stato Andrea a mettermi questo germe nella testa.

La sua passione è testimoniata anche dall’impegno come speaker ufficiale al Carnera nelle grandi stagioni del nostro basket, dal 1975 agli anni Novanta, quando al palasport scendeva in campo l’Apu sponsorizzata prima da Snaidero e poi da Mobiam, Tropic, Gedeco, Australian, Fantoni e altri. Era una persona preparata, scrupolosa, precisa. Non riesco a credere che non sia più tra noi».

Il funerale di Andrea Bertossi sarà celebrato martedì 29, alle 10.45, nella Basilica delle Grazie. —

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