Addio a Mecarozzi, fondatore di Radio Effe

Morto in ospedale positivo al virus. Creò l’Operazione Atlantide, cittadella subacquea nel lago dei Tre Comuni



I friulani, quando vogliono, hanno l’avventura nel sangue. Nulla li spaventa. E nulla spaventò Luciano Mecarozzi, speleologo, giornalista, appassionato di musica e tanto ancora, in una vita intrecciata di viaggi, iniziative, sfide, ma adesso spenta in pochi giorni. Ricoverato all’ospedale di Udine, era positivo al Covid ed è morto domenica scorsa a 80 anni, lasciando il ricordo di un’esistenza davvero da romanzo, con aspetti anche incredibili, come li seppe raccontare sulle pagine del Messaggero Veneto il giornalista Mario Blasoni che lo inserì tra i protagonisti di uno dei suoi libri.

Di Mecarozzi, nato a Udine, diploma sfiorato allo Zanon a causa di una domanda assurda di geografia (rimandato a ottobre, non si presentò), la cronaca cominciò a occuparsi nel 1969 quando, dopo esperienze fatte al Centro italiano soccorso grotte, da lui fondato nel 1965 assieme alla Sezione sperimentale ricerche subacquee, lanciò l’Operazione Atlantide per creare il primo esempio al mondo di cittadella subacquea nel lago dei Tre Comuni. Avuto il sostegno del ministero degli Interni, coinvolse 12 sub, tra cui una donna, che per un mese vissero all’interno di contenitori immersi nelle acque. E fu un evento clamoroso, soprattutto nel Friuli un po’ assopito e diffidente di allora. Mecarozzi, con questo tentativo sperimentale, divenne l’eroe del giorno con tanto di messaggio del presidente della Repubblica Saragat e ricevimento in Regione. Ma intanto avanzava l’epoca delle radio libere e Luciano, attratto dalla novità, fondò Radio Effe e Radio Effe International, con sede tra i colli di Tricesimo, acquistando poi LT1 Pordenone e Canale 49. Ebbe un ruolo notevole dopo il terremoto del 1976 quando fu tra i primi a raccontare quanto succedeva nelle zone colpite e poi si mise alla testa di un movimento popolare che trovava grande eco nelle tendopoli e incalzava il potere politico. Famose, ascoltatissime, le sue trasmissioni in cui faceva parlare la gente esercitando una sorta di contro-potere al punto di mettersi alla testa di 3.500 persone e 250 pullman che scesero a Roma per farsi sentire. Cose mai viste, prima e dopo, dalle nostre parti e intanto lanciò l’iniziativa di solidarietà “Un mattone per il Friuli” che ebbe seguito vastissimo, come può ricordare chi partecipò alla messa del Natale ’76 tra le macerie di Osoppo.

Nel settore delle radio private Mecarozzi si ricavò un ruolo di spicco, organizzando a Villa Manin il loro congresso mondiale, ma l’ambiente friulano si era fatto ormai piccolo e nel 1989, avendo i contatti giusti, Luciano si trasferì in Ecuador seguendo la passione per la speleologia. A Quito fondò così la società nazionale del mondo sommerso e, assieme ai cosiddetti “soldati della giungla”, cominciò a esplorare una serie di cavità, una delle quale gli è stata dedicata. Ma non bastava in quanto “il friulano dei due mondi” organizzò ricerche storiche sulle Ande, pure per il recupero delle vittime di incidenti aerei. In quel periodo, da giornalista pubblicista, scrisse articoli per la stampa italiana sulla tormentata storia sudamericana, alimentando una passione che aveva già dimostrato anni prima con un libro sulle vicende dei caduti e dispersi italiani in Russia. Il periodo ecuadoregno si chiuse nel 2005, quando tornò in Friuli andando a vivere a Martignacco dove dedicarsi a un’opera monumentale: un’enciclopedia in 17 volumi sulla musica e sui compositori, raccontati in ben 42 mila voci.

Questa, in sintesi, la biografia di un personaggio che sicuramente tanti ricordano ancora per quegli interventi accesi ai microfoni di Radio Effe, che martellavano e facevano riflettere. Microfoni che poi si occupavano di tutto. Per esempio, Mecarozzi fece anche la radiocronaca di un’incredibile sfida calcistica tra giornalisti e tipografi del Messaggero, il primo maggio del ’77, quando si cominciava a tirare un po’ il respiro dopo un anno tremendo tra dolore e impegno.

I funerali di Luciano Mecarozzi sono stati celebrati giovedì da monsignor Rizieri De Tina nella cappella del cimitero di San Giovanni al Natisone dov’è la tomba di famiglia. A Mario Blasoni, che lo intervistava, confidò perfino il suo epitaffio: “Nacqui povero. Ho vissuto. Sono orgogliosamente povero”. —



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