Addio a Parmegiani, progettò il teatro e l’arco del Friuli
UDINE. Un infarto ha portato via l’ingegnere Giuliano Parmegiani. Il padre nobile degli ingegneri friulani, conosciuto in tutta Italia per aver progettato l’arco dello stadio Friuli, aveva 90 anni. Si è spento poco dopo le 20 al Santa Maria della Misericordia dov’era ricoverato a causa di un malore improvviso nella notte tra martedì e mercoledì.
Nato a Trieste il 3 settembre del 1926, si era trasferito in Friuli nel 1943 e aveva conseguito la maturità classica al liceo Stellini di Udine. Dopo la laurea in ingegneria civile ha avviato lo studio Parmegiani Giacomuzzi Moore che ha operato, per oltre 35 anni, nel campo delle costruzioni, delle infrastrutture e dell’urbanistica.
Innumerevoli le opere realizzate nel capoluogo friulano e in Regione. Fra queste, oltre a complessi di rilievo per aziende private (come il centro commerciale all’ingrosso Partigross, i magazzini di distribuzione alimentari della Despar, i centri di distribuzione di medicinali dell’Unione Farmacisti e della Farmaceutica Rinaldi e il Centro golfistico di Lignano, c’è anche un lungo elenco di importanti opere pubbliche: il mercato ortofrutticolo, gli ospedali di Latisana e di Palmanova, il parcheggio sotterraneo di via Magrini, l’Istituto geriatrico e di assistenza, il teatro Giovanni da Udine e lo stadio Friuli.
Presidente dell’Ordine degli ingegneri della Provincia di Udine dal ’79 all’89 e componente del consiglio nazionale degli Ingegneri dal ’93 al ’95, è stato anche commissario straordinario per la realizzazione della sede della Regione in via Volturno.
Dal 1971 abitava a Pagnacco insieme alla moglie Marcella. Lascia il fratello Sergio e i nipoti ai quali era molto legato. Tifosissimo dell’Udinese seguiva sempre, anche nel suo stadio, le imprese dei bianconeri. Nonostante le difficoltà a muoversi accusate nell’ultimo periodo ha continuato sempre a lavorare seguendo diversi progetti da casa e coordinato ancora l’attività dello studio. «Era una persona molto rigorosa e lineare, dedita al lavoro - racconta il nipote Franco Giunchi - e con una grande vitalità. Era ottimista e pieno di interessi». Gli amici ricordano che si appassionava a ogni discussione e sosteneva con entusiasmo il suo punto di vista. «Ma - aggiunge ancora Giunchi - era anche una persona molto generosa che sapeva sorprenderti con degli slanci inattesi».
Dopo il ricovero al Santa Maria della Misericordia i medici hanno tentato in ogni modo di salvargli la vita, ma dopo le 20 di ieri il suo cuore ha smesso di battere. I funerali dovrebbero essere celebrati sabato a Udine.
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