Addio all’ungherese “Lazi”, diventato friulano d’adozione

UDINE. Si è spento ieri mattina, all’età di 83 anni, all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine Laszlo Szoke, ex centrocampista dell’Udinese dal 1952 al 1955. Ungherese di nascita, ma di fatto friulano d’adozione dopo aver sposato una delle nipoti dell’ex presidente bianconero Giuseppe Bertoli e aver scelto di risiedere prima a Tarcento e poi a Molin Nuovo.
Nato a Budapest nel 1930, “Lazi” scappa dall’ex blocco sovietico nel 1949 quando attraversa il Danubio e sbarca a Vienna per sfuggire alla dittatura comunista. L’allora direttore generale del Grande Torino, Egri Erbstein, poco prima della partenza dei granata per Lisbona in occasione dell’amichevole con il Benfica, lo convoca in Piemonte per metterlo sotto contratto. Laszlo non arriva in tempo ed è la sua fortuna perché, il 4 maggio, l’aereo che stava riportando la squadra in Italia si schianta contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga trasformando quella giornata in una delle date più tragiche del calcio mondiale. «Fossi arrivato a Torino qualche giorno prima – era solito ricordare “Lazi” – probabilmente sarei stato anch’io su quel volo che si schiantò al suolo».
La mezzala ungherese di belle speranze arriva quindi in regione, esattamente alla Pro Gorizia, ma poi viene ceduto prima al Fanfulla di Lodi, in Serie B, e quindi “emigra” in Sudamerica. Aldo Tacchini, commerciante isontino ma anche abile manager calcistico, lo sistemò infatti nelle fila dei colombiani dello Junior Barranquilla e poi, nuovamente in Europa, lo parcheggia ai francesi del Racing Club di Parigi. Nell’estate del 1952 – non prima di aver recitato nella capitale transalpina una piccola parte nella pellicola di Brigitte Bardot “E Dio creò la femmina” – Tacchini convince Dino Bruseschi (da poche settimane subentrato alla guida dell’Udinese a Giuseppe Bertoli) ad acquistarlo. In bianconero disputa tre stagioni – ed era uno degli ultimi superstiti della squadra che nel 1954/55 arrivò seconda dietro al Milan di Schiaffino e Nordahl – prima di passare alla Triestina e al Brescia.
Nell’estate del 1952 sposa, a Sant’Eufemia di Segnacco, Cornelia Bertoli, figlia di Pietro e conosciuta a Piano d’Arta dove l’Udinese era in ritiro e dove la futura compagna si trovava in villeggiatura assieme alla cugina Laura. Cornelia è figlia di Pietro, fratello di Giuseppe Bertoli, primo presidente dei bianconeri in Serie A. Da buon calciatore porta la moglie in viaggio di nozze in Svezia, dove si stavano disputando i campionati del mondo, e dove i coniugi, ospiti di “raggio di luna” Selmosson, conobbero anche il brasiliano Pelè, all’epoca in rampa di lancio per diventare uno dei più forti giocatori di tutti i tempi. Una volta appese le scarpette al chiodo – al termine della stagione 1962/1963 –, “Lazi” decide di restare in Friuli.
Si dedica al commercio con l’estero attraverso la “Eudeal” azienda di Trieste, ma con sede a Milano, e continua a giocare, nei dilettanti, con la maglia dei pordenonesi del Brugnera. Quando Gianpaolo Pozzo – la cui moglie Giuliana Linda è cugina di Cornelia Bertoli –, rileva l’Udinese, si dedica alle pubbliche relazioni del club nei primi anni della nuova gestione. In particolare, il sabato, riceve i cronisti ospiti che arrivano in Friuli per conto della società e si occupa della loro accoglienza.
Per un breve periodo, infine, diventa anche un brillante opinionista calcistico della Rai del Fvg commentando, il lunedì pomeriggio, le gare di campionato di Triestina e Udinese. A piangerlo, oltre alla moglie, ai figli Francesca, Michele e Juliana e ai parenti, la comunità friulana alla quale era molto legato. I funerali, in forma privata, si terranno lunedì pomeriggio nel Duomo di Tarcento e si svolgeranno con rito ortodosso. Per chi volesse dargli l’ultimo saluto, il feretro sarà esposto nelle celle mortuarie di via Chiusaforte, a Udine, lunedì dalle 8 alle 14.
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