Addio al ritrattista Giovanni Cavazzon: sapeva cogliere l’essenza di sguardi e sorrisi

L’artista, che viveva a Udine dagli anni Sessanta, aveva 86 anni. Il mese scorso aveva donato alcuni lavori alla Prefettura. Le sue opere anche a Redipuglia e Venezia.

Maristella Cescutti
Giovanni Cavazzon, a destra, il ritratto di San Giovanni Paolo II, al Sacrario di Redipuglia
Giovanni Cavazzon, a destra, il ritratto di San Giovanni Paolo II, al Sacrario di Redipuglia

Il giorno di Natale è mancato all’ospedale civile Giovanni Cavazzon, 86 anni compiuti, artista conosciutissimo tanto in città quanto fuori regione. Con la sua scomparsa, il mondo dell’arte perde un grande e ineguagliabile ritrattista, annoverato tra i più importanti artisti figurativi italiani. È stata una malattia, che ne aveva minato le forze, ma che non aveva cancellato in lui la voglia di una prospettiva di vita, a portarselo via dopo un breve ricovero.

Non è un caso, se, negli anni Ottanta e Novanta, non ci fosse casa udinese che non avesse un suo ritratto. Nessuno come lui sapeva riportare con una tecnica tutta particolare, su carta o tela, l’essenza di uno sguardo o di un sorriso di bambini, adolescenti, adulti o anziani. Una caratteristica, questa, che Cavazzon riportava nelle opere realizzate nello studio di via monte Coglians, tra suggestive rappresentazioni sacre, mitologiche o contemporanee, come il ciclo delle Veneri e delle Baccanti.

Tra le esposizioni rimaste negli annali, quella a Firenze nel 2015 intitolata “Inchiostro e Pennino”, patrocinata dalle Regioni Toscana e Friuli Venezia Giulia e dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Nel comitato scientifico era presente anche Philippe Daverio. Ma è anche al Sacrario di Redipuglia che Cavazzon ha lasciato il segno, realizzando opere che rappresentano i santi patroni di Europa, Cirillo con Metodio, san Benedetto da Norcia e san Giovanni Paolo II.

Nato a Luino, in provincia di Varese, nel 1938, si era trasferito a Udine nel 1967, eleggendo la terra friulana a luogo ideale per vivere e per le sue creazioni. Chi lo ha conosciuto e stimato, lo ricorda come un signore d’altri tempi, sempre elegante, colto, mai sopra le righe con la sua saggezza e gentilezza. È stato docente di disegno e storia dell’arte. Lo scorso mese di novembre aveva donato alla Prefettura di Udine alcune sue opere. In occasione della cerimonia, il prefetto Domenico Lione aveva osservato come l’artista avesse compreso il senso dell’Ufficio territoriale del Governo, interpretandolo con quadri di alto valore storico e simbolico. Un omaggio alla bandiera e alla città di Udine, insomma, il suo. Cavazzon, del resto, si era diplomato scenografo e di questa specializzazione andava molto fiero. Tra i grandi personaggi noti da lui ritratti, anche Carla Fracci.

Durante la sua lunga carriera ha lasciato in eredità opere significative in sedi istituzionali, luoghi sacri e musei, tra cui il museo diocesano di Arte sacra di Santa Apollonia a Venezia. «Mi sono innamorato degli alberi, ispirandomi al loro significato profondo; sono la rappresentazione massima della vita, con la loro possanza, longevità e resilienza, in ogni situazione . Sono saggi e pieni di vigore: magari fossi come loro», scrisse lui stesso in una poesia dedicata al proprio ultimo autoritratto. Ed è nel gelso, simbolo del Friuli, che dice di rispecchiarsi.

L’artista lascia nel dolore l’amata moglie Anna Pascolo e le due figlie Monica e Caterina. Alla famiglia stanno giungendo numerose attestazioni di vicinanza da parte di artisti e istituzioni pubbliche e private. L’ultimo saluto si terrà nella chiesa di San Marco in Chiavris, lunedì 30 dicembre, alle 14. Intanto, domenica 29 dicembre, alle 18, sempre nello stesso luogo di culto verrà recitato il rosario. 

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