Adescava minori su Fb per sesso: in cella

Stefano Magrini, alias “Samantha”, è accusato di induzione alla prostituzione e minacce nei confronti di otto ragazzini
16/07/2010 Milano, computer life, nella foto il social network facebook
16/07/2010 Milano, computer life, nella foto il social network facebook

UDINE. Ha scelto un nome femminile, e accattivante, Samantha Antonucci. E l’ha accompagnato, sul profilo Facebook, con un corredo di immagini eloquenti. Talmente eloquenti ed esplicite da attrarre le future prede. Minorenni.

Solo che Samantha, in verità, si chiama Stefano Magrini. Ha 36 anni, vive a Udine, ed è stato arrestato dalla Polizia postale in base ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip Guido Patriarchi su richiesta del pm Pietro Montrone.

Stefano è accusato di induzione alla prostituzione minorile attraverso Internet, reato che è di competenza della procura di Trieste, ed è accusato anche di minacce. A suo carico una serie di episodi che hanno coinvolto direttamente almeno otto minorenni tutti residenti in provincia di Udine. Il più giovane ha 15 anni e il più “vecchio” non ne ha ancora compiuti 18.

Il trentaseienne, una volta che le prede contattavano la finta Samantha, riusciva a convincerle a fare sesso con argomenti molto decisi: «Se non ci stai, dirò a tuo padre che hai fatto sesso con me» minacciava. E, la volta dopo, rincarava la dose: «Continuerai a farlo, altrimenti posterò la tua foto su Facebook». In alcune occasioni, come è emerso dalle indagini, Magrini ha offerto denaro in cambio della prestazione sessuale. Una volta erano cinquanta euro, un’altra volta duecento e una terza cinquecento. Il destinatario, in questo caso, era un ragazzino nato nel 2000.

Secondo il pm Montrone il contenuto delle intercettazioni dimostra in modo chiaro che Magrini voleva compiere atti sessuali indipendentemente dalla volontà dei minori. In un caso è successo che l’uomo, dopo aver adescato un adolescente fingendosi Samantha, l’ha convinto a inviargli una foto intima. Poi, quando il giovane ha manifestato la volontà di interrompere i rapporti, lo ha minacciato di inviare al padre la foto e di rivelargli il contenuto imbarazzante delle conversazioni telefoniche.

C’è di più. Nei bagni della stazione di Udine, in diverse occasioni, Magrini si è denudato e ha scattato foto delle proprie parti intime facendosi vedere soprattutto dai ragazzini, allo scopo di convincerli a stare con lui.

Solo nel luglio dello scorso anno Magrini è stato assolto dal Tribunale di Udine dall’accusa di aver costretto un “amico” che, ancora minorenne, aveva conosciuto grazie a un numero di telefono trovato sulla porta del bagno della stazione ferroviaria di Udine, a subire una lunga serie di violenze sessuali. Una storia che si sarebbe consumata nei bagni delle stazioni di Udine e Gemona e in macchina fino all’aprile del 2013 quando il ragazzo aveva deciso, nonostante le minacce, di ribellarsi e vuotare il sacco.

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