Adunata degli alpini, per la prima volta dietro lo striscione ci sono le donne

Romana Gracco e altre sette signore hanno sfilato con le penne nere a Milano: «Abbiamo sfatato un tabù»
Lo striscione in memoria di Maria Plozner Mentil, la portatrice carnica medaglia d’oro al valor militare, a Milano
Lo striscione in memoria di Maria Plozner Mentil, la portatrice carnica medaglia d’oro al valor militare, a Milano

Le loro bisnonne e le loro prozie portavano sulle spalle le pesanti gerle cariche di munizioni, granate, cartucce e viveri. A volte si caricavano in spalla le barelle con gli uomini feriti in battaglia. Hanno dimostrato tenacia, forza e spirito di sacrificio. «Il minimo che potessimo fare, noi nipoti delle portatrici carniche, era abbattere il muro della consuetudine e sfilare all’adunata degli alpini».

A parlare è Romana Gracco, una delle otto protagoniste di un eccezionale evento: non era mai successo che dietro lo striscione in memoria di Maria Plozner Mentil, la portatrice carnica medaglia d’oro al valor militare, ci fosse un gruppo di donne. Nata e vissuta a Milano da genitori carnici, Romana ha voluto rendere omaggio alle eroiche friulane impegnate nella Grande Guerra con un gesto che ha una forza simbolica dirompente: «Per la prima volta, durante un’adunata, c’eravamo noi signore. Domenica – racconta soddisfatta Romana – abbiamo sfatato un tabù, riportando le donne al centro dell’attenzione e non più al margine».

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L’idea è nata dopo l’evento dello scorso anno a Trento. Fin da giugno, Romana Gracco si è messa a lavoro per inserire la figura delle portatrici carniche nella sfilata ufficiale dell’adunata del centenario dell’Ana. La sua proposta è stata guardata in un primo momento con diffidenza: inserire le donne in un contesto del genere sembrava «difficile, meglio non creare precedenti». Ma Romana, e ci tiene a precisarlo, anche se è nata e ha passato a Milano tutta la sua vita, 54 anni tra pochi giorni, è «carnica dentro, non mi arrendo e non mollo». Così, dopo mesi di impegno, la donna è riuscita ad abbattere prima le reticenze e poi a mettere su un gruppo di signore pronte a sfilare.

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Con lei hanno attraversato le vie del capoluogo lombardo altre sette signore di cui una arrivata da Cavazzo Carnico e le altre sette appartenenti al Fogolâr Furlan di Milano. «Le portatrici carniche erano simboli di solidarietà, tenacia e amor patrio. Lo stesso degli alpini. Era più che giusto rappresentarle», dice Romana. Nulla è stato lasciato al caso, soprattutto la scelta degli abiti. Colorati, come il braccialetto rosso che le loro bisnonne e prozie portavano al polso durante i loro viaggi verso il fronte. «Abbiamo scelto di vestirci “a festa” anche per ricordare queste donne coraggiose con gioia. Il loro esempio – continua la signora Gracco – deve essere motivo di orgoglio. La loro storia va tramandata alle generazioni future così come mia nonna e mia mamma l’hanno riportata a me».

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Come racconta, da piccola Romana non aveva la percezione del gesto eroico delle sue antenate. «Sentivo solo un forte legame con la mia terra, con il mio Friuli», spiega. I chilometri e gli anni non hanno mai spezzato quelle radici che, invece di insecchirsi e spezzarsi, si sono irrobustite di nuova linfa: «I miei genitori si sono trasferiti in Lombardia nel’64. Mio papà ha fatto il militare, le mie prozie Liduina e Giuditta Danelutti sono state portatrici carniche. Dovevo essere lì, tra gli alpini, a sfilare con orgoglio tra le penne nere. E anche se è in carrozzina e non può più camminare al nostro fianco, anche mio padre ha sfilato con noi».
Il prossimo appuntamento è l’adunata del Triveneto che si terrà proprio a Tolmezzo il 14, 15 e 16 giugno. Il presidente della Sezione Carnica, Ennio Blanzan, ha nei mesi scorsi annunciato la visita ai luoghi dove si combatté il conflitto e dove venne uccisa da un cecchino austriaco Maria Plozner Mentil. Tra i ventimila alpini attesi nel capoluogo carnico, Romana spera di trovare altre signore pronte a sfilare in costume storico: «Quello che è successo qui a Milano deve essere un primo passo. Vorrei tanto vedere più donne e ragazze dietro quello che non è solo uno striscione. È il simbolo di un’Italia che può diventare migliore. Partendo da noi donne».

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