Afro, Carlo Sbisà e l’arte dell’affresco FOTO

Ieri la vernice in Casa Cavazzini. I cartoni donati dalla vedova del maestro triestino troveranno stabile dimora in sala Aiace

UDINE. Afro Basaldella e Carlo Sbisà: l'elegia del quotidiano. La decorazione murale negli anni Trenta. È la mostra, inaugurata ieri dal sindaco Honsell in Casa Cavazzini, che apre lo sguardo del pubblico su due maestri del Novecento italiano, l’uno udinese, l’altro triestino, cimentatisi, sia pur diversamente, nell’arte dell’affresco.

Una mostra che propone un percorso inedito, collegando la Scuola media Fermi di via Pradamano, decorata dal giovane Afro, con le opere dello stesso Basaldella creata per la casa di Dante Cavazzini e con i cartoni degli affreschi che Carlo Sbisà realizzò per Galleria Protti a Trieste, cartoni che la vedova ha voluto recentemente donare ai Civici Musei di Udine.

«I temi laici sviluppati dai due autori – ricorda il primo cittadino – ci offrono uno sguardo prezioso su come le nostre città concepivano se stesse e l'attività che in esse si svolgevano. C’è infatti in queste opere sia l'ancoraggio al quotidiano sia lo slancio metafisico a cogliere il senso della propria esistenza».

Casa Cavazzini mantiene dunque la promessa fatta alla cittadinanza al momento della sua apertura, cioè sviluppare un programma di mostre e attività che presentino temi e aspetti dell'arte moderna e contemporanea in regione» aggiunge il direttore dei Civici Musei, Marco Biscione.

Ed effettivamente questa mostra volge l'attenzione sul Friuli Venezia Giulia. Afro Basaldella e Carlo Sbisà vi risultano messi a confronto in uno spazio prestigioso, che valorizza sia le opere delle collezioni permanenti sia i contributi delle mostre temporanee.

«Siamo molto grati a Mirella Schott Sbisà, che ha voluto beneficiare con questa sua donazione la città di Udine – afferma l’assessore alla cultura Federico Pirone –: i due grandi cartoni raffiguranti Il lavoro costruttivo e Il dopolavoro e la ricreazione, ora qui esposti, in autunno troveranno stabile dimora in sala Aiace».

La presenza del celebre ciclo di tempere murali eseguite da Afro nel 1938 su commissione di Dante Cavazzini, adesso parte integrante dell’istituzione museale udinese, ha consentito di articolare il progetto espositivo in maniera ampia.

Approfondendo la diversità linguistica tra i due artisti, mettendoli a confronto, valorizzandone anche gli aspetti anomali e rivolgendo attenzione, anche nella prospettiva del restauro e della conservazione, a quel che ancora rimane delle pitture murali eseguite da Afro nel 1936 in quello che un tempo era il Collegio magistrale dell'Opera Nazionale Balilla (l'attuale scuola Fermi, appunto).

«Donare cultura – dice infine Cristiana Compagno, rettore dell'Università di Udine – produce cultura». Riflessione che porta l'attenzione sull'alto valore, in tempi di crisi, delle donazioni e dei depositi di opere d'arte effettuati da generosi sostenitori fondamentali per accrescere le collezioni e l'attività dei musei, che sono patrimonio di tutti.

La mostra udinese, a cura della conservatrice Vania Gransinigh e di Massimo De Grassi dell'Università di Trieste, onora Sbisà (1899-1964) alla vigilia del cinquantesimo dalla morte e proseguirà fino al 20 ottobre.

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