Agguato preparato con tre sopralluoghi

Il delitto di Udine, il procuratore: «Nessun elemento per supporre un’azione a sfondo sessuale, solo un’orrenda e vigliacca aggressione»
Udine 17 Settembre 2013. Omicidio giovane avvovato a Plaino. Telefoto Copyright Agenzia Foto Petrussi / Petrussi Diego
Udine 17 Settembre 2013. Omicidio giovane avvovato a Plaino. Telefoto Copyright Agenzia Foto Petrussi / Petrussi Diego

UDINE. Non un raptus di follia, né un gesto compiuto in un momento di disperazione. Il delitto del Cormor, confessato dal trentaseienne di Zugliano, Nicola Garbino, è un crimine preparato con calma. Lui stesso ha spiegato ai carabinieri di aver effettuato lungo l’ippovia ben tre sopralluoghi prima di entrare in azione e massacrare a coltellate la povera Silvia Gobbato, 28 anni, originaria di San Michele al Tagliamento e praticante legale in uno studio udinese.

Nel corso delle sue ricognizioni, Garbino era riuscito a rendersi conto di distanze, tempi di percorrenza e campi visivi. E così, alla fine, aveva deciso di appostarsi su un grosso sasso in un campo di mais. Da quel punto sopraelevato è riuscito a tenere sotto controllo, per circa un’ora e mezza, buona parte del percorso. Sono passate tante persone che lui ha via via “scartato” per diversi motivi: correvano troppo veloci, oppure non avevano un cellulare, erano in coppia o andavano in bici. Insomma Garbino cercava una preda indifesa e l’ha individuata quando ha posato gli occhi su Silvia. Corporatura non troppo robusta, correva a velocità moderata, era sola e aveva in mano un telefono cellulare perché stava ascoltando musica con le cuffiette.

Per non essere scoperto, Garbino aveva deciso di raggiungere l’ippovia a piedi, lasciando l’auto lontano, nella zona del cimitero di Udine. E non si era portato nemmeno il suo cellulare - che ricaricava raramente e con pochi euro - perchè sapeva che l’apparecchio avrebbe potuto “agganciare” le celle di Colugna e Plaino lasciando dunque una traccia del suo passaggio. Dopo l’aggressione a Silvia si è allontanato velocemente, ha corso per mezz’ora fino allo stremo delle forze. Si è poi buttato sull’erba per riposare ed è rimasto lì, aspettandosi di veder comparire un carabiniere da un momento all’altro. Non è successo e così, dopo un paio d’ore, è tornato verso l’ippovia.

Ha incontrato un vigile urbano a cui ha chiesto un passaggio. Dopo aver ricevuto un no come risposta, ha raggiunto la tangenziale (qui, come hanno scoperto dopo gli investigatori, è stato notato da diversi automobilisti) e l’ha percorsa a piedi, finchè ha raggiunto lo stadio Friuli. Poi ancora in cammino lungo viale dello Sport e via Marzuttini, fino alla sua Punto.

E poi finalmente a casa, «a pensare». E anche a desiderare, in fondo, di essere scoperto. E così che, spinto da quell’impulso, Garbino giovedì mattina è tornato là, nel luogo dell’orrore. E’ andato in stazione, dove aveva lasciato la bici. L’ha trovata danneggiata e l’ha fatta riparare. Poi è arrivato fino a Plaino, voleva andare a riprendere il coltello e gli abiti sporchi lasciati in un campo. Ma quando i carabinieri del Nucleo investigativo lo hanno bloccato ha avuto un vero e proprio crollo emotivo, gli tremavano le gambe. «Per fortuna mi avete trovato» ha detto poi ai militari.

Sul delitto del Cormor è tornato ieri anche il procuratore capo di Udine, Antonio Biancardi. «Vorrei sottolineare - ha dichiarato il numero uno degli uffici giudiziari di via Lovaria - che non c’è nessun indizio che induca a pensare che l’assassino volesse compiere qualsiasi altra cosa diversa rispetto al sequestro a scopo di estorsione, nemmeno una violenza sessuale. Certo, non si può sapere che cosa avesse in testa - prosegue il procuratore -, questo è un altro discorso. Comunque, non si è trattato di null’altro se non una vigliacca e orrenda aggressione sfociata in un omicidio terribile e crudele. La Procura - conclude Antonio Biancardi - cercherà di accelerare per quanto possibile l’iter giudiziario, in modo da arrivare il prima possibile in tribunale».

Nella giornata di oggi Nicola Garbino avrà un colloquio con il suo legale, l’avvocato udinese Manlio Bianchini, che ieri ha incontrato il magistrato che coordina l’inchiesta sul delitto, il sostituto procuratore Marco Panzeri. E non è escluso che nei prossimi giorni il trentaseienne di Zugliano, se il pm concederà il proprio consenso, possa anche ricevere la visita dei genitori.

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