Aiuta i migranti, Di Meo la definisce “scafista” Il giudice archivia il caso
Non vi fu volontà diffamatoria, né abuso del libero esercizio di critica, nel contesto di un acceso dibattito, in città e in Italia, sull’accoglienza dei profughi. Così il gip Rodolfo Piccin ha archiviato il procedimento per diffamazione aggravata a carico del popolare anchorman Gigi Di Meo, al secolo Luigi Di Meo Guardascione, 66 anni, oggi direttore responsabile de Il Tredici, all’epoca dei fatti di Telepordenone. Era stato querelato da Luigina Perosa, volontaria dell’Associazione immigrati dal 2015 entrata a far parte di Rete solidale. Oggetto della querela un post su Facebook del 3 ottobre 2017 in cui Di Meo annunciava un’esclusiva, la sera stessa, su Tpn, su presunti «taxi illegali» e «scafiste di terra», il servizio andato in onda su Tpn e il video postato da Gigi Di Meo il 9 dicembre 2017 sul suo profilo Facebook (ventimila i follower del giornalista). Al tg Di Meo aveva fatto proprio il nome della Perosa. Poi, dopo le scene di guerriglia urbana fra profughi in via Mazzini, il 9 dicembre su Facebook Di Meo aveva apostrofato nuovamente la Perosa, domandandole se fosse «la custode e responsabile di quanti arrivano e si legnano». Il pm Monica Carraturo aveva già chiesto l’archiviazione il 12 luglio 2018, ritenendo che fosse «sussistente , almeno sotto il profilo putativo, la scriminante del diritto di critica», come ha osservato l’avvocato Bruno Malattia, che difende Di Meo. «Il pm aveva inoltre evidenziato che il tema dell’accoglienza in città era molto dibattuto, per la percepita mancanza di sicurezza e aveva citato gli episodi che erano avvenuti al Bronx e al parco Querini, dove venti immigrati spacciavano droga ai minorenni», ha aggiunto Malattia.
Perosa, assistita dall’avvocato Marzia Como, si era opposta, sottolineando come la sua persona fosse stata ingiustamente associata a ambienti malavitosi. Il 3 giugno scorso il caso è stato discusso dinanzi al gup Piccin.
Il giudice ha messo in luce come le affermazioni controverse dell’indagato si siano inserite nel quadro di un dibattito di interesse pubblico, che persino la cosiddetta alta politica si avvale delle medesime espressioni per alimentare il netto contrasto al fenomeno migratorio, che il giornalista ha preso di mira le modalità di accoglienza di Perosa, non la sua persona, manifestando il proprio dissenso in modo «sprezzante e beffardo», «a fronte di fattive e disinteressate condotte di Perosa volte a lenire in terra l’aspra esperienza dei naufraghi e profughi».Con chiosa finale dall’Eneide. —
I.P.
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