Al Verdi le ricette per il rilancio di Pordenone

Sul palco una testimonianza dei lavoratori della Lavorazioni Inox, mercoledì un tavolo anche su Ideal Standard. Agrusti: «Si vince solo se uniti»

PORDENONE. É iniziato con la testimonianza degli operai di Lavinox “Pordenone nel Nordest in transizione”, evento organizzato da Camera di commercio.

Angela De Marco (Fiom Cgil) e Michelangelo Agrusti hanno «accontato la situazione drammatica dei 209 lavoratori.

«Muore un’azienda al giorno – ha detto De Marco –. Chiediamo lavoro per dare dignità e prospettiva al territorio. Chiediamo a tutti, a cominciare da Electrolux un impegno. Dobbiamo avere tutti più a cuore nostro marchio Italia».

Agrusti ha dichiarato: «La nostra associazione sta lavorando a un caso difficile. Siamo consapevoli che ci sono posti da salvare. Bolzonello ha convocato un tavolo per mercoledì per arrivare a una soluzione quanto presto. Confindustria c’é e fará il possibile. Abbiamo voluto una vostra presenza nei posti riservati perchè siete autorità oggi».

Pordenone, incontro sulle prospettive dell'economia

Poi il saluto del sindaco di Pordenone Pedrotti: «Il modello va cambiato, non a caso oggi parliamo di transizione. La riforma delle Uti deve andare in questa direzione, altrimenti rischia di essere una sperimentazione folcloristica. Siamo una regione che dal punto di vista dei conti é diligente, eppure come mai la Carinzia in default ha più credibilità di noi? É la certezza delle norme e la severità dell’applicazione che fa la differenza».

Secondo il sociologo Bonomi «occorre che il sistema Pordenone si avvii a praticare una transizione fondata su due pilastri di una nuova economia leggera, che poggia su cultura, agricoltura e turismo, e su nuova manifattura: non l’una impegnata ad occupare i vuoti lasciati dall’altra, ma in una logica in cui una non si regga senza l’altra».

Dall’indagine è emerso inoltre che il mantenimento e la ulteriore qualificazione del motore manifatturiero rimane prioritario anche se la nuova manifattura sarà sempre più costituita da fabbriche snelle, ad alta intensità di investimento e di tecnologie, con una forza lavoro e fabbisogni professionali estremamente qualificati.

«Nel nuovo quadro che emerge – ha aggiunto Bonomi – cultura, agricoltura di qualità, turismo, enogastronomia e filiere del gusto legate alle tipicità sono sempre più considerate unitariamente come anelli di una nuova filiera del valore, un nuovo settore complesso in cui possono confluire diverse attività tradizionalmente riferite a settori differenti ma che oggi devono essere considerate tutte afferenti ad una economia delle esperienze che nella sua essenza rappresenta ormai un fenomeno della società terziaria».

«Fare smart land – ha concluso il sociologo – non significa semplicemente trasferire sul territorio l’elemento tecnologico, quanto inaugurare una quarta stagione del capitalismo molecolare dopo quelle della bottega, del capannone e dei distretti in cui per le filiere produttive il territorio sia fonte di valore nella sua dimensione di bene comune da rigenerare».

«È dalla consapevolezza della nostra identità e dei nostri valori che occorre ripartire per provare a disegnare insieme la traiettoria dello sviluppo futuro della nostra comunità territoriale. Per questo siamo qui oggi: per restare uniti e per costruire un percorso condiviso di legittimo orgoglio e di rinascita pordenonese» ha poi affermato il presidente di Unindustria Pordenone, Michelangelo Agrusti.

Agrusti ha spiegato che «le nostre radici e identità sono più profonde e antiche rispetto alla nascita dell’istituzione Provincia, le cui ragioni costitutive sono ancora valide e non possono essere evidentemente cancellate con un tratto di penna e senza un reale coinvolgimento degli stakeholder locali».

Per il presidente degli industriali pordenonesi «il territorio ha l’esigenza di valorizzare lo spazio di posizione sia nel Nord Est sia rispetto ai mercati di maggiore riferimento. Questo non significa decidere se allearsi ad ovest con il Veneto o ad est con il resto del Friuli Venezia Giulia, semmai valorizzare le funzioni strategiche del territorio, spendibili in un contesto d’area vasta».

Rivolgendosi alle istituzioni, Agrusti ha detto che «in questa regione speciale, noi abbiamo l’obbligo di essere ancora più speciali. Più uniti, più forti, più avanti. Così supereremo la presunzione di chi ritiene di potersi avvantaggiare facendo valere la sola forza della demografia. In fatto di unione, in realtà, la nostra storia recente non è fitta di esempi strepitosi».

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