Al via i test sierologici anche in Friuli, per l'app Immuni c'è da aspettare: ecco gli strumenti con cui fronteggeremo la Fase 2

UDINE. Più tamponi. E la novità dei test sierologici, a cui saranno sottoposti già da lunedì 4 maggio circa 3 mila friulani individuati dall'Istat per l'indagine epidemiologica approntata dal governo. A questi si aggiungerà la contestata app per il tracciamento, che dovrebbe permettere di ricostruire la potenziale catena di contagio nei casi in cui una persona risulterà positiva al coronavirus. Sono gli strumenti con cui ci interfacceremo spesso nei prossimi mesi, quelli dell'allentamento delle misure restrittive che, come indicato dal premier Conte, non devono lasciar intendere che l'emergenza sia passata.
Test sierologici. E’ una partita aperta, anche perché rispetto allo scenario iniziale pare affievolirsi la speranza di arrivare in tempi brevi a una patente d’immunità, sebbene studi recenti indichino che il 100 per cento dei pazienti sviluppi una forma anticorpale. In regione siamo alle strette finali per quanto riguarda la validazione sul piano scientifico dei test sierologici che saranno utilizzati in regione, accanto ai tamponi, per monitorare in maniera più chiara l’andamento dell’epidemia in Friuli Venezia Giulia.
CORONAVIRUS, I DATI
Dopo lo stop ai laboratori privati, la Regione si appresta a definire un protocollo per i laboratori: il test sperimentato in queste settimane è quello di tipo “Elisa” (acronimo inglese che sta per saggio immuno-assorbente legato ad un enzima), metodo che rientra nelle prove immunoenzimatiche e che consente di rilevare, a partire dalla parte più liquida del sangue (il siero, appunto), la presenza di una sostanza usando uno o più anticorpi ad uno dei quali è legato un enzima. Il monitoraggio sistematico - che potrebbe partire con gli operatori sanitari per poi estendersi alle categorie di lavoratori che verranno individuati, senza dimenticare anziani e giovani - servirà a capire qual è la quota di popolazione entrata in contatto con il Covid-19.
Nel frattempo lunedì 4 maggio scatterà anche in Friuli lo screening epidemiologico coordinato dal Ministero della Salute e dal commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri. Un’indagine che interesserà 3 mila residenti in Fvg, che saranno sottoposti al test sierologico che sarà fornito gratuitamente dall’azienda che si è aggiudicata il bando del governo. Il test che sarà utilizzato per l’indagine epidemiologica sarà di tipo quantitativo: serve un prelievo di sangue, che viene analizzato in laboratorio; l’analisi individua le quantità di anticorpi prodotti. I test sierologici vanno alla ricerca degli anticorpi (immunoglobuline) IgM e IgG.
PER APPROFONDIRE:
Le IgM vengono prodotte temporalmente per prime in caso di infezione. Con il tempo il loro livello cala per lasciare spazio alle IgG. Quando nel sangue vengono rilevate queste ultime, le IgG, significa che l’infezione si è verificata già da diverso tempo e la persona tendenzialmente è immune al virus. Come sarà costruita la base statistica? Si terrà conto della differenza di genere uomo-donna, a partire da sei fasce di età, e dei profili lavorativi. La somministrazione sarà concordata con la Regione e l’Istat, che curerà la parte statistica del monitoraggio.
Tamponi. Nelle ultime due settimane i laboratori del Fvg hanno processato qualcosa come 15 mila tamponi a settimana, circa cinquecento in più rispetto ai sette giorni precedenti, ma quasi il doppio rispetto agli 8 mila che venivano somministrati ed analizzati nelle settimane più critiche dell’emergenza. Un aumento significativo reso possibile anche grazie all’innovativo metodo messo a punto nel laboratorio unico dell’Azienda sanitaria universitaria Santa Maria della Misericordia dalla biologa molecolare Stefania Marzinotto di Aiello, che ha permesso di incrementare da 700 a 1.600 il numero quotidiano di tamponi analizzati.
Questo tipo di test continuerà a essere eseguito ancora a cadenza regolare: al di là del normale protocollo per i casi con sintomi collegabili al coronavirus e per le persone entrate in contatto con persone positive, tra le misure concordate tra governo e parti sociali c’è la possibilità per l’autorità sanitaria, per prevenire l'attivazione di focolai epidemici nelle aree maggiormente colpite dal virus, di disporre misure come l'esecuzione del tampone per i lavoratori. Una misura che per il Fvg, tra le regioni meno colpite dall’epidemia, resta al momento soltanto sulla carta.
Applicazione. La contestata applicazione per il contact tracing a cui sta lavorando il governo non è ancora pronta. E difficilmente lo sarà entro il 4 maggio. “Immuni”, il nome dell’app fornita da Bending Spoons «non raccoglierà nessun dato di geolocalizzazione degli utenti. L'applicazione potrà essere scaricata gratuitamente e volontariamente e utilizzerà codici che non permetteranno di risalire all'identità
dell'utente», ha specificato il premier Giuseppe Conte nell'informativa al Senato.
Ma come funzionerà? Una volta scaricata, l’app genererà un codice identificativo temporaneo (Id) anonimo che sarà scambiato via bluetooth in determinate condizioni (quando entrerà in contatto a meno di due metri di distanza per un tempo di almeno 15 minuti con un altro dispositivo con “Immuni” installata). I telefonini conserveranno nella memoria un registro con gli Id degli altri cellulari con cui sono entrati in contatto e l’app, attraverso un sistema algoritmico, calcolerà per ciascun contatto il rischio potenziale di contagio. I dati verranno utilizzati, in forma anonima, quando una persona che ha installato l’app risulterà effettivamente positiva: a quel punto ai soggetti considerati a rischio dall’applicazione verrà inviato un alert con le indicazioni da seguire.
L’ultima versione di Immuni non prevede dunque la cartella clinica virtuale che sarebbe dovuta servire agli utenti per indicare l’eventuale positività: un sistema dunque, simile a quello dell’app sperimentata in Fvg da Regione e Insiel, “bloccata” dal governo che non vuole sul tema del contact tracing iniziative su base locale.
Reparti ad hoc. Lo sforzo organizzativo messo in campo dal sistema sanitario regionale in questi due mesi di emergenza ha permesso di portare in poche settimane da 29 a 70 i posti letti a disposizione nelle terapie intensive degli ospedali del Friuli Venezia Giulia. Oltre a questi, già attivi, ce ne sono altri 65 già predisposti e da attivare nel malaugurato caso in cui - di fronte a una seconda ondata autunnale - l’epidemia si presentasse in forma più violenta sul nostro territorio.
Tra le misure a cui sta lavorando il ministero della Salute ci sono circa 2 miliardi per stabilizzare 15 mila letti in terapia intensiva e sub-intensiva in tutte le Regioni per tenersi pronti a eventuali nuovi picchi di contagio con casi gravi. Ogni Regione dovrà individuare i Covid hospital o dei reparti Covid, separati dagli altri per evitare possibili contatti tra chi ha contratto il coronavirus e gli altri pazienti: in Fvg ad esempio erano stati attrezzati reparti Covid a Gorizia, al Maggiore di Trieste e al Burlo.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto