Albergatrice aspetta da mesi i soldi dei profughi
LUSEVERA. Riportare agli antichi fasti uno dei locali storici dell’alta val Torre, un tempo famoso per la pesca della trota: è la sfida che ha accolto, e sta vincendo, l’imprenditrice Nicoletta Olivo. Udinese, Nicoletta è arrivata in alta val Torre nel 1999: «è una scelta di vita di cui non mi sono mai pentita» ci spiega.
Dopo aver gestito per un periodo, con altri soci, il complesso turistico “Ai Ciclamini”, da giugno l’imprenditrice ha dunque accettato una nuova impegnativa sfida riaprendo l’”Antica locanda Stefanutti”, a Vedronza, locale di cui ha recuperato anche la storica denominazione. Il complesso era chiuso da qualche tempo ma, con la sua aria accogliente, all’ingresso dell’alta val Torre, sembrava aspettare con fiducia qualcuno che credesse ancora nelle sue possibilità: «Cerco di creare iniziative - ci spiega Nicoletta - per riportare qui i turisti, proponendo una cucina casalinga basata sui prodotti locali, con attenzione al rapporto qualità- prezzo. Considerato il momento di crisi economica, posso dire di aver avuto una buona risposta».
La difficoltà di questo periodo è però il non avere ancora ricevuto dallo Stato gli ultimi pagamenti per l’ospitalità di richiedenti asilo politico: «un’esperienza umanamente molto positiva - ricorda Nicoletta - per me e la comunità. Ai ragazzi ho dato tanto, non sono stata solo un albergatore». I ragazzi africani, una quindicina, dai 19 ai 25, 27 anni di media, sono stati trasferiti altrove a metà gennaio.
«Abbiamo anticipato le spese - spiega Nicoletta - e se i pagamenti non arrivano, è chiaro che realtà piccole come la mia vengono messe in seria difficoltà». Guardando al futuro, infine, va segnalato il progetto forse di maggiore impatto: Nicoletta ha già fatto domanda per riportare alla sua locanda la pesca delle trote «che è una ricchezza per tutta la valle». I grandi vasconi per i pesci attendono silenziosi, nel cortile, di potere offire ancora, a breve, a grandi e piccini, il piacere di pescare.
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