Albero di Natale con la falce e martello

Azzano Decimo, il titolare della PerlArredi aveva attaccato i “comunisti” a una cena. E gli amici lo ripagano con uno scherzo. I commenti in fabbrica

AZZANO DECIMO. Lo scherzo è nato durante una cena tra amici: Vittorio Silvestrini, fondatore della Perlarredi di Azzano Decimo, si era lasciato andare a critiche, nemmeno tanto contenute, nei confronti dei “comunisti”.

I suoi commensali non hanno perso tempo e, lo scorso fine settimana, hanno posizionato una falce e un martello all’estremità dell’albero di Natale che si trova nel piazzale dell’azienda creata dall’imprenditore veneto.

Una burla decisamente ben riuscita, che ha attirato la curiosità di chi passava in via Peperate, almeno fino a ieri pomeriggio: in serata, infatti, i simboli di quello che fu il Partito comunista sono stati tolti dal simbolo del Natale.

Inevitabile andasse così, in considerazione delle simpatie politiche dell’imprenditore: non è dato sapere se la burla gli abbia strappato almeno un sorriso, o se gli abbia procurato soltanto un mal di pancia.

Certo è che lo scherzo, degno di quelli indimenticabili visti nel film “Amici miei”, non è passato inosservato: qualcuno si è meravigliato, altri si sono indignati, ma c’è anche chi si è fatto una risata, probabilmente perché conosce le idee politiche di Silvestrini e ha collegato la comparsa di falce e martello a quello che voleva essere, appunto una goliardata.

C’è anche chi, sapendo delle simpatie di destra dell’imprenditore, si è stupito. «Ma come – si è chiesto più di un conoscente – Vittorio che decora il suo albero di Natale con i simboli del comunismo?».

E proprio l’attenzione verso la decorazione per le festività sembra essere stato l'altro elemento scatenante dello scherzo: Silvestrini, a quanto pare, si “vanta” di avere l’albero più bello di tutta la zona industriale di Azzano Decimo.

Chi ha agito, quindi, ha voluto in qualche modo “deturpare” lo stesso albero natalizio, almeno dal punto di vista dell'imprenditore.

E in azienda lo scherzo com’è stato preso? I dipendenti della Perlarredi, alla vista di falce e martello, inevitabilmente hanno sorriso. Lo stesso vale per i figli del fondatore, che ora guidano la fabbrica.

Vittorio Silvestrini è stato informato dell’accaduto mentre si trovava in vacanza per qualche giorno: lui aveva poca voglia di scherzare, visto che ha disposto l’immediata rimozione dei simboli comunisti.

«Ci ha detto di toglierli entro stasera – ha confermato una dipendente – e così faremo. Si è trattato di uno scherzo, non aggiungo altro».

Comprensibile, da parte della collaboratrice, la ritrosia nel rilasciare dichiarazioni: probabilmente Silvestrini, preoccupato del possibile effetto mediatico della burla, ha imposto precisi ordini a impiegati e operai, con l’obiettivo di “limitare i danni”.

Sarebbe bello essere presenti quando il fondatore della Perlarredi incontrerà per la prima volta gli autori della burla: quali epiteti utilizzerà nei loro confronti?

Ma, soprattutto, viene da chiedersi se l’imprenditore vorrà “vendicarsi”: quale potrebbe essere il contrappasso per chi l’ha bonariamente sfidato? Domande a cui probabilmente non sarà possibile avere risposta.

Rimane il sorriso per una goliardata che, per qualche ora, ha fatto discutere: una volta appresa la reale natura dei fatti, la vicenda ha preso un’altra piega rispetto alle ipotesi circolate inizialmente.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:lavoro

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto