«Alessandro, resterai nei nostri cuori»

Folla per l’ultimo saluto al dodicenne goriziano stroncato da un male incurabile. Il ricordo del parroco don Vittorio
Bumbaca Gorizia 16.06.2015 Funerale Alessandro Greco Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 16.06.2015 Funerale Alessandro Greco Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GORIZIA. Un abbraccio di consolazione e di forza ha stretto, ieri mattina in una chiesa gremita, la famiglia del piccolo Alessandro, stroncato a soli 12 anni da un male incurabile.

E adesso le poche parole pubbliche lasceranno spazio a un doveroso silenzio, fatto di dolore privato difficile da accettare e da dimenticare per chi è stato ferocemente colpito negli affetti più cari.

Però quello che è accaduto ieri, al funerale officiato nella parrocchia di Straccis, va condiviso come qualcosa che non ha potuto che cercare di travalicare quel senso di umano e addolorato stupore per la morte di un bambino.

La toccante vicenda di Alessandro è stata vissuta, nonostante tutto, anche come un esempio di ciò che accade almeno una volta nella vita in ogni coscienza, quando si cerca di comprendere, con o senza fede, che spiegazione si possa dare di fronte a ciò che appare inaccettabile.

Qualche risposta, nell’omelia, Don Vittorio ha cercato di darla trovando il supporto di centinaia di persone mute, rispettose, commosse, che hanno condiviso il senso di cosa significa esserci per gli altri, quando serve, nel proprio piccolo.

Ciò è stato testimoniato dalla tanta solidarietà, più volte citata, che in queste settimane ha portato moltissime persone a donare tempo e denaro per cercare un’ultima cura per una situazione disperata.

Una raccolta fondi portata avanti da La Salute e dai suoi volontari, da svariate associazioni e dal Comune, che nel prossimo futuro andrà ad aiutare, ancora, chi ne ha più bisogno. Un bel gesto comunque e in ogni caso, anche se appare chiaro che nessuno ce l’ha fatta, in qualche modo.

Don Vittorio è partito sottolineando «L’incapacità di ognuno di noi in tante cose: siamo così». Poi è seguito il ricordo di Alessandro, così giovane eppure in grado di insegnare qualcosa nei suoi momenti più difficili: «Non si è mai lamentato, ha accettato tutte le cure senza mai chiedere perché e senza ribellarsi. Grazie a lui abbiamo potuto partecipare a un’ondata di generosità senza alcun secondo fine. È stato un ultimo regalo che Alessandro ha fatto alla sua famiglia. Ci insegnato che le persone possono unirsi, intervenire, incidere, anche senza apparire. Per questo rimmarrà per sempre nel cuore di tutti noi».

La fine di una vita può, quindi, in queste parole, lasciare qualcosa di indelebile a tutta la comunità: «Alessandro era un bambino buono, solare. Mi pare di vederlo alla prima comunione e tra i catechisti. Voglio pensarlo come una persona viva, una testimonianza di gioia e serenità», ha aggiunto il parroco tra la commozione generale.

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