Alice uccisa a 16 anni nel bagno dall’eroina: è caccia a chi ha rifornito i ragazzi

Su quello stesso pavimento, dove i poliziotti hanno trovato il fidanzatino appena quindicenne in preda a una crisi di pianto, c’era ancora una scatolina con neppure un grammo di droga. La Procura ha aperto un fascicolo (al momento contro ignoti) per cessione di sostanza stupefacente e morte come conseguenza di altro reato. Dell’episodio è stata informata anche la Procura dei minori di Trieste. Toccherà ora alla Squadra Mobile di Udine, guidata dal vicequestore aggiunto Massimiliano Ortolan, ricostruire l’intera, assurda vicenda. E tentare di risalire a chi ha ceduto ad Alice o al fidanzatino l’eroina.
La pizza in Borgo stazione
Alice esce da scuola poco dopo l’una e mezza. Ad aspettarla, fuori dai cancelli del Sello, c’è il fidanzatino, un ragazzo più piccolo di lei di qualche mese, che abita a Udine. Si incamminano verso Borgo stazione, fanno tappa in via Roma per acquistare due tranci di pizza: è il loro pranzo. Lo consumano nel sottopasso che attraversa viale Europa Unita: Alice a un certo punto lascia per qualche minuto l’amico e recupera due bibite.
Insieme poi valicano l’ingresso principale della stazione: le telecamere di sorveglianza dello scalo ferroviario li riprendono per la prima volta poco dopo le 14.30.
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La droga
I ragazzini si aggirano lungo il primo binario, poi si infilano nel bagno più a est, chiudono con la sicura la penultima toilette. È lì che, secondo una prima ricostruzione degli investigatori, si iniettano l’eroina. Cadono in un sonno profondo, dal quale Alice non si risveglierà più. Dopo un paio d’ore il ragazzo rinviene, prova a svegliare la compagna, che non dà segni di vita.
Spaventato, la trascina fuori dalla toilette, le bagna la faccia con l’acqua. Niente. Un passante nota la scena e allerta un addetto di Trenitalia. Scatta l’allarme, nel bagno si precipitano anche due agenti della Polfer, appena scesi da un convoglio proveniente da Venezia. Provano a rianimare, assieme a due medici, la povera Alice. Né il defibrillatore, né il personale del 118 nel frattempo arrivato in stazione, riescono a salvare la ragazzina. Suo papà la aspetta fuori dalla stazione, invano.
Le indagini
Gli inquirenti hanno sentito informalmente il ragazzo già nei minuti immediatamente successivi alla tragedia. Lo ascolteranno ancora. La sua testimonianza sarà decisiva per tentare di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente: quello rimasto sarà analizzato dalla Scientifica. Oggetto di analisi anche il cellulare della ragazza, dal quale potrebbero emergere elementi utili a ricostruire le abitudini e le frequentazioni della giovane. La casa dove abita con la mamma e la sorella minore è stata perquisita: non sono state trovate tracce di sostanze.
La procura
Nelle prossime ore sarà disposta l’autopsia e il fascicolo passerà al pm Andrea Gondolo, del gruppo stupefacenti.
«L’esame, che sarà eseguito come atto garantito, avvisando i genitori – ha detto il procuratore, Antonio De Nicolo –, comprenderà anche gli accertamenti tossicologici. Al di là delle indagini, da cui contiamo di scoprire chi abbia ceduto la dose mortale, da dove arrivasse la droga e se fosse stata tagliata male, come cittadino e padre non posso non esprimere sgomento per quanto avvenuto e anche stupore per il fatto che nessuna delle persone che le volevano bene si fosse accorta di niente».
«I segni esteriori dell’assunzione sono inequivocabili. A meno che – conclude il capo della Procura friulana – quella di mercoledì non fosse stata la prima volta».
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