Alla festa della Casa dell’Immacolata anche una preghiera in arabo

Trovare punti in comune nella diversità. Una chiesa universale e unita è quella che si è ritrovata ieri alla Casa dell’Immacolata di don Emilio de Roja, in via Chisimaio, per celebrare la festa dell’8 dicembre in una lingua che accomuna tutti. La lettura del Vangelo in italiano, inglese, friulano e albanese, seguita da un’invocazione in arabo, è stata soltanto l’inizio di una giornata all’insegna di una fratellanza non gridata e di facciata, bensì vissuta giorno dopo giorno, pur nelle difficoltà, ma nella convinzione di costruire un domani migliore. «Il Vangelo è una good news rivolta a tutti, al di là dei confini del popolo ebraico e cristiano – ha detto monsignor Guido Genero durante la celebrazione eucaristica presieduta insieme con don Gianni Arduini, presidente della Fondazione Casa dell’Immacolata –. Anche l’Islam venera Gesù, seppure come profeta, e c’è una grande devozione verso la Madonna, chiamata Miriam».
Negli ultimi mesi la Casa dell’Immacolata «si è completamente trasformata – ha detto don Gianni –, non dal punto di vista strutturale, ma in quanto ad accoglienza di nuovi ragazzi, culture, tradizioni e religiosità. Per capire in anticipo il cambiamento della società è sufficiente leggere le trasformazioni della nostra Casa. L’Europa dell’Est ha ceduto il passo alle zone del lontano Pakistan e dell’Africa sub sahariana. Volti che a prima vista sembrano tutti uguali e nomi difficili da ricordare. Un’umanità ricca di storia che noi poco conosciamo e di Stati dove la vita è difficile e povertà e conflitti regnano sovrani». Sono 45 i giovanissimi ospitati in via Chisimaio, cui si aggiunge una ventina di adulti ex alcolisti in trattamento. E quello che si sta per aprire è per tutti un anno di festeggiamenti, «non sfarzosi, in linea con ciò che avrebbe desiderato don Emilio», ha sottolineato don Gianni. Infatti, il 2012 renderà omaggio da un lato ai 60 anni dalla fondazione della Casa dell’Immacolata, dall’altro ai 20 anni dalla scomparsa di don Emilio.
«La Casa dell’Immacolata è uno di quei luoghi dove ci si sente bene – ha osservato il sindaco, Furio Honsell, durante le celebrazioni – sarà forse lo spirito di don Emilio o la solidarietà e la fratellanza autentiche che si respirano. Questo è il vero senso di una comunità: essere tutti sereni soltanto quando anche l’ultimo di noi è felice».
Michela Zanutto
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto