Alla Mangiarotti si teme la chiusura
SEDEGLIANO. Grande preoccupazione per «il momento delicato» che sta attraversando la Mangiarotti spa, «se lo dice il sindacato non è fare dell’allarmismo»: questo è quanto emerso dall’assemblea sindacale indetta dalla Fim –Cisl che si è tenuta nello stabilimento di Pannellia.
Nell’incertezza per il futuro è stato portato alla ribalta il problema dell’esodo dall’azienda di «figure altamente specializzate che trovano altro impiego; 10 di loro hanno trovato una nuova occupazione; si va così perdendo ancora di più il valore che porta con sè l’azienda - ha detto Sergio Drescig – non dobbiamo perdere persone con esperienza in questo settore in quanto diventa problematico poi gestire l’attività». Nonostante le rassicurazioni e il cauto ottimismo manifestato dalle proprietà «la paura che prima o poi la sede storica di Pannellia chiuda» era palpabile anche perché «se San Giorgio viene bloccato, una volta chiuso la riapertura è difficile; e la chiusura di Pannellia se non è oggi sarà una conseguenza; inoltre lo stabilimento di Monfalcone sembra sì tanto grande, ma in realtà in questo momento di difficoltà per risolvere commesse e posti di lavoro appare piccolo».
Va giù duro Drescig quando dice ai lavoratori nella sala mensa della spa che «la verità sta venendo a galla, non abbiamo avuto risposte sulle garanzie; abbiamo ripreso le trattative, ma è inutile ripeterlo, i soldi non ci sono; c’è un silenzio assordante da parte delle banche, il piano finanziario della ditta è stato presentato a loro il 25 giugno; alla Mangiarotti sono stati concessi da Frie e Mediocredito 60 milioni di euro, è tempo che il capitale occorrente per risollevare le sorti sia immesso dalla proprietà. Inoltre, la liquidità è sufficiente per le retribuzioni fino ad agosto. Non si capisce bene cosa ci riserva l’autunno. La politica deve farsi carico della situazione. In regione non c’è nessuno che investe nell’innovazione, siamo la peggiore del nord e tra le ultime in Italia; sarebbe assurdo che questa azienda, dopo aver assunto tanti dipendenti, debba chiudere».
Tale assurdità si legge sul volto dei lavoratori: «E’ mai possibile – sembrano dire – avere lavoro e non avere la certezza di lavorare?». Sono seduti, o stanno in piedi in fondo alla sala mensa, tanti i giovani, per partecipare all’assemblea; chi indossava la tuta con il caldo di ieri se l’è tolta. Un incontro con il sindacato di un’ora poi ognuno è tornato al lavoro, chi in ufficio, chi a reinfilarsi tuta, caschetto e via al proprio posto. Nessun commento, ma chissà quanti pensieri nella testa di ognuno di loro.
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