Allarme profughi altri afghani in arrivo
UDINE. Gli ultimi sono stati individuati dalla polizia ieri mattina nei pressi della stazione ferroviaria di Udine. Un gruppo di otto profughi afghani che si aggiungono ai 21 connazionali richiedenti asilo arrivati a fine luglio, in parte accampati al parco Moretti. Altri cinque clandestini, stavolta provenienti dalla Palestina, sono stati trovati sempre in mattinata sulla A23.
È un fiume di profughi che sta investendo il Friuli: arrivano attraverso l’Austria e la Slovenia, stipati su camion e furgoni condotti da gente senza scrupoli che, sulla disperazione, ha costruito un business. Nell’ultimo trimestre gli arrivi sono aumentati a dismisura, fino a profilare una vera a propria emergenza. Dall’inizio dell’anno in Questura a Udine sono già state formalizzate una settantina di richieste di asilo. Archiviata la controversa esperienza dell’emergenza Nord Africa quando, a partire dalla primavera del 2011, in provincia di Udine arrivarono 370 profughi, ora una nuova ondata di clandestini sta filtrando attraverso il Tarvisiano, il Collio e il Carso.
I dati forniti dalla Questura di Udine parlano chiaro e danno la misura di un fenomeno in rapido aumento: nella sola settimana fra il 28 luglio e il 4 agosto la polizia di frontiera di Tarvisio ha rintracciato 35 clandestini, senza contare quelli individuati da carabinieri e guardia di finanza. Sono principalmente cittadini afghani, pakistani, somali, etiopi ed eritrei. Nei primi sette mesi del 2012 la polizia di frontiera ha rintracciato 52 extracomunitari, nello stesso arco di tempo quest’anno i rintracci sono stati 259, di cui 253 solo fra maggio, giugno e luglio, quando nello stesso trimestre dell’anno scorso i clandestini fermati erano solo 14.
«Abbiamo assistito a un’intensificazione degli arrivi dei profughi a partire da maggio» conferma il capo di gabinetto della Questura Giovanni Belmonte. Principalmente si tratta di cittadini afghani o pakistani, molti dei quali richiedenti asilo, ma vi sono anche eritrei, etiopi e somali che più difficilmente puntano allo status di rifugiati e spesso si dirigono verso altri Paesi.
«Provvediamo quotidianamente ai rintracci e all’attività di identificazione dei flussi di migranti – conferma il dottor Belmonte – nei confronti di quelli che non hanno i requisiti per rimanere viene emesso un decreto di espulsione a firma del questore, che intima loro di abbandonare il Paese entro sette giorni, diverse le procedure nei confronti dei richiedenti asilo, una volta formalizzata la richiesta, informiamo la Prefettura».
Così è stato fatto per i 21 afghani arrivati tre settimane fa, per i quali visto che al Cara (Centro di accoglienza richiedenti asilo) non c’era posto, la Prefettura ha inoltrato richiesta allo Sprar (Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati) per trovare una sistemazione. Anche i dati sul numero delle espulsioni è in continuo aumento: dall’inizio dell’anno al 21 luglio scorso vi sono state 493 espulsioni, di cui 74 a maggio, 170 a giugno, 91 a luglio, cui si aggiungono già una cinquantina nel mese di agosto. I più numerosi sono i pakistani (86 gli espulsi più una decina di richiedenti), seguiti dagli afghani (53 gli espulsi e 36 richiedenti), 42 gli espulsi fra eritrei, somali ed eritrei (nessun richiedente), meno numerosi egiziani, siriani, iraniani e, in genere, magrhebini.
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