Alpini, addio all’Adunata del 2015

UDINE. Niente da fare: l’Adunata nazionale degli alpini del 2015 non si terrà a Udine. Il “niet” ufficiale da parte del Consiglio direttivo nazionale di Milano è arrivato qualche settimana fa e al presidente della sezione Ana di Udine, Dante Soravito de Franceschi, non è rimasto altro da fare che comunicare la brutta notizia a Comune, Provincia e Regione.
Ossia ai tre enti che, fin dall’inizio dell’anno, avevano sostenuto con entusiasmo la candidatura del capoluogo friulano a ospitare la manifestazione. Palpabile la delusione tra le penne nere udinesi - tutte a loro volta informate dai rispettivi consiglieri -, per una bocciatura difficile non soltanto da digerire, ma anche da interpretare.
L’ok del Triveneto. In lizza da tempo per l’assegnazione dell’adunata numero 88, cioè per la seconda delle quattro edizioni che ricadranno nel centenario della prima guerra mondiale, Udine aveva già incassato il parere favorevole del Terzo raggruppamento (Veneto e Trentino Alto Adige, oltre al Fvg). Era febbraio e l’unica altra pretendente, allora, era L’Aquila.
Considerata logisticamente impraticabile per l’impossibilità di sfilare tra muri ancora pericolanti e impalcature post terremoto, tuttavia, la candidatura abruzzese non aveva impensierito i friulani. Poi, a metà maggio, era spuntato il nome di una terza concorrente: a sorpresa, il presidente della sezione di Asti aveva presentato domanda e reso la corsa più incerta.
La doccia fredda. Chi, tra le due candidate rimaste, riuscirà a spuntarla non è dato ancora sapere. Il Direttivo scioglierà le riserve a fine settembre, nella riunione convocata a Milano per esaminare le proposte. L’unica cosa certa, invece, è l’esclusione di Udine.
«La comunicazione ufficiale - riferisce Soravito - parla soltanto del parere negativo alla nostra richiesta». Appena poche righe, ma sufficienti a uccidere un sogno. Quello di riportare l’Adunata in città - sarebbe stata la quinta sotto l’Angelo del castello - e di farlo in occasione di una ricorrenza decisiva, come il centenario dall’entrata in guerra dell’Italia. La sezione aveva puntato proprio su questo. «La Grande guerra - aveva spiegato Soravito nella relazione inviata ai vertici Ana - ebbe in Udine la propria capitale e nell’udinese Riccardo Di Giusto il primo alpino morto, peraltro a Casoni Solarie Drenchia, cioè sempre in provincia di Udine».
Silenzio sulla guerra. Soravito sfodera l’aplomb di sempre. In questi giorni ha avuto tempo per smaltire la rabbia. Pacate o no, comunque, le sue parole pungono. «Non hanno ritenuto importanti le nostre motivazioni - afferma -. Nelle discussioni che mi si dice essere avvenute attorno alla nostra candidatura sarebbe stata criticata proprio l’idea sulla quale poggiava il nostro progetto: a sentire chi ci ha bocciati, la dichiarazione e lo scoppio della guerra non sono cose che vanno festeggiate. Ebbene, mi sembra un’argomentazione assai debole: è evidente che noi non volevamo portare qua l’Adunata per fare festa, bensì per commemorare i tanti morti e le violenze sulle donne, sui cittadini inermi e sulle case che hanno subìto l’invasione».
Lo zampino di Perona. A condizionare le scelte milanesi, invece, sembrerebbe non essere stata l’assegnazione dell’edizione 2014 a Pordenone. «All’inizio c’era preoccupazione per la contiguità territoriale e di edizioni - continua Soravito -, ma non credo che questo non abbia pesato molto. Piuttosto, mi chiedo che cosa c’entrino con i fatti del 1915 città come L’Aquila e Asti. Quando ho saputo della nostra esclusione - ammette -, ho avuto il magone per due settimane. Ero fuori di me e ho cercato di fare buon viso a cattiva sorte. E poi, a dispiacere è anche il fatto che le nostre amministrazioni e il Terzo raggruppamento avevano già espresso il proprio assenso alla nostra candidatura».
La decisione è stata presa quando a guidare l’Ana nazionale c’era ancora Corrado Perrona. Cioè il presidente finito al centro della polemica sfociata, nel gennaio 2012, nella sospensione di un alpino friulano. Sul punto, Soravito si limita a riferire di avere parlato della bocciatura con il neo eletto presidente Sebastiano Favero.
«Ormai l’iter è concluso - spiega - e lui non può farci più niente. Capitolo chiuso: per quel che ci riguarda, continueremo a lavorare e impegnarci come abbiamo sempre fatto».
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