Alpini all’Expo sott’acqua e scatta la denuncia
UDINE. Sono finiti in ammollo gli alpini friulani dell’Ottavo Reggimento di Cividale e Venzone, mandati in Lombardia per occuparsi della sicurezza all’Expo di Milano. L’acqua ha allagato le tende dove erano stati alloggiati e gli effetti personali che avevano sistemato all’interno.
Il maltempo che giovedì si è scatenato nell’area ha sferzato l’accampamento nel quale erano stati sistemati oltre 250 fra ufficiali, sottufficiali e truppa e l’acqua ha invaso le tende, danneggiando gli effetti personali che avevano riposto. Gli zaini, le scarpe, la biancheria e le divise sono finiti sott’acqua, ma c’è chi ha perso molto di più, visto che si è trovato pure lo smartphone o il tablet in ammollo.
Una situazione che ha scatenato le proteste dei militari, i quali hanno dato mandato all’avvocato Leonardo Bitti di far partire un’azione legale nei confronti dell’Esercito italiano con l’obiettivo di ottenere il risarcimento dei danni subiti.
«Sono numerose le segnalazioni che ho già ricevuto, vengono dai militari di stanza a Cividale, Venzone, ma anche da Villa Opicina, oltre che da altri reparti provenienti dal resto della penisola – conferma l’avvocato Bitti – non so ancora esattamente quante persone rappresenterò in quest’azione legale nei confronti del Ministero dell’Interno perché è ancora in corso la raccolta delle sottoscrizioni, ma quella in cui si sono venuti a trovare i dipendenti dell’esercito è veramente una situazione difficile.
Sono stati precettati con due giorni di anticipo – argomenta il legale – gli è stato detto solamente che dovevano partire per potenziare il contingente all’Expo 2015, un impegno che dovrebbe protrarsi fino al prossimo ottobre, ma nessuno ha detto loro dove sarebbero stati alloggiati».
Una volta arrivati, i nostri reparti sono stati assegnati all’area di Bellinzago Novarese, dove è stata allestita una grossa tendopoli. «A differenza di molti altri colleghi, dai carabinieri alla guardia di finanza, fino ad altri reparti che sono stati sistemati all’interno di caserme, quando non negli alberghi, in questo caso si è ritenuto di mandare i soldati sotto tende che si sono rilevate inidonee».
Giovedì l’annunciata ondata di maltempo si è abbattuta sull’area: alcune strutture sono state invase dall’acqua che ha ricoperto il pavimento, il vento ha messo a dura prova la tenuta delle tende che si sono rovesciate.
Alcuni hanno fatto in tempo a mettere in salvo quello che avevano con sè, altri si sono ritrovati gli effetti personali che galleggiavano nell’acqua, compresi i cavi elettrici predisposti all’interno delle tende. L’area è stata sgomberata e i militari sono stati temporaneamente trasferiti in una rimessa per i carri.
Le proteste sono subito rimbalzate sul web, dove le foto con i danni del maltempo sono state postate dai militari e hanno raccolto centinaia di commenti. Molteplici le testimonianze di solidarietà nei confronti dei soldati chiamati a garantire le condizioni di sicurezza all’Expo e altrettante le accuse lanciate da parte di chi ha paragonato l’accoglienza riservata ai militari in trasferta e quella assicurata ai migranti, cui comunque le Prefetture garantiscono alloggi più sicuri quandanche siano di prima accoglienza.
«Quando i militari si sono lamentati per i danni subiti alle apparecchiature elettroniche si sono sentiti rispondere che si trattava di un loro problema, visto che nessuno li aveva autorizzati a portarsele dietro in missione – puntualizza l’avvocato Bitti –. A rendere il quadro ancora più grave – aggiunge – c’è l’incertezza sul trattamento economico, visto che i militari in questione sono stati spediti in Lombardia senza che vi fosse alcun decreto a sancire la copertura finanziaria, quindi a oggi non sanno nemmeno se saranno pagati per questa missione».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto