Alpinismo, il fuoriclasse Manolo a Tolmezzo

UDINE. Sono pochissimi gli alpinisti al mondo il cui nome ha guadagnato, in vita, una fama tale da superare i confini ristretti di coloro che praticano attività sportive in montagna, saltando di decennio in decennio anche i confini generazionali. Walter Bonatti – scomparso lo scorso anno – e Reinhold Messner sono senz’altro tra questi. Il loro nome si associa a qualcosa di grande e di insuperato, stelle di prima grandezza difficilmente confrontabili l’una con l’altra, eppure egualmente brillanti agli occhi dell’uomo della strada.
Così è per Manolo. Questo nomignolo dai richiami spagnoleggianti identifica il feltrino Maurizio Zanolla, classe 1958, e nell’immaginario comune evoca subito imprese – e rischi – al limite dell’impossibile. Manolo, detto anche il Mago, è diventato sinonimo di forza e di leggerezza al tempo stesso, pietra di paragone per descrivere l’arrampicata – in passato a volte senza corda né protezioni – su pareti a prima vista completamente prive di appigli, con uno stile pulito e unico, in una danza verticale. Molti lo ricorderanno in pantacollant bianchi a pois scuri arrampicare slegato, in forte esposizione, nelle pubblicità degli anni Novanta per la linea di una nota marca di orologi svizzeri denominata non a caso No limits. Oppure scalare monumenti, torri e campanili italiani per una serie di documentari andati in onda sulle reti della Rai.
Schivo e riservato, mai compiacente – si veda l’intervista rilasciata nel 2011 a Irene Bignardi durante le Invasioni Barbariche, una delle sue rarissime apparizioni televisive –, Manolo incarna l’essenza di una vita libera da compromessi, continuamente tesa alla ricerca di confronti solo con se stesso, la nuda roccia, la bellezza della montagna, in nome di una felicità sottile, certamente poco condivisibile, ma assoluta. Manolo è stato il primo a superare impensabili difficoltà su roccia fino al 9a (XI grado), dominandole – si pensi che la prima scala di misurazione, elaborata nel 1926 da Willo Welzenbach, prevedeva che i gradi superabili dall’essere umano fossero al massimo sei.
Ma la cosa forse più stupefacente è che a più di cinquant’anni suonati il Mago continui a mettersi in gioco, come documenta il film Verticalmente démodé, scritto e prodotto con il regista Davide Carrari, pluripremiato a tutti i festival di montagna, il friulano Leggimontagna incluso, dove a distanza di 19 anni dalla prima salita Zanolla scala su appigli millimetrici una parete di roccia glabra come una vela nel vento dal nome urticante, Eternit. Venerdì 5 ottobre ci sarà la possibilità di vederlo nuovamente proiettato al Teatro Candoni di Tolmezzo, alle 20.30, in una serata organizzata dall’Associazione Chiodo Fisso – non fabbri, ma climbers, naturalmente – che per sabato 6 e domenica 7 ha anche organizzato un meeting di arrampicata aperto a giovani, giovanissimi e no, sulle pareti dell’Alto Friuli (il sito che forisce tutti i dettagli dell’appuntamento è www.chiodo-fisso.net). Naturalmente Manolo sarà presente sul palco, un po’ come accadde nel lontano 1986, in occasione del raduno Arrampicarnia che lo vide ospite d’onore anche sulle pareti del Pal Piccolo, Alpi Carniche.
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