Altri 400 militari in arrivo alla base Usa di Aviano

AVIANO. Sono 400 i militari americani che arriveranno ad Aviano per la chiusura di alcune strutture Usaf in Inghilterra. Si aggiungono ai 300 dello squadrone di controllo in arrivo dalla Germania. Ma di fronte a questi arrivi i sindacati segnalano la riduzione del personale civile della base: 13 le persone che hanno ricevuto la lettera di licenziamento. Ieri Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno annunciato una assemblea per la prossima settimana inviando una lettera a tutte le istituzioni regionali segnalando la situazione.
Arrivi. A gennaio i vertici dell’Air Force avevano annunciato la nuova organizzazione delle basi Usa in Europa: per Aviano era stato annunciato l’arrivo dello squadrone di controllo, il 606° dalla base tedesca di Spangdhalem. Era stata anche annunciata la chiusura della base inglese di Mildenhall.
Secondo quanto affermano i sindacati, in uno degli ultimi incontri l’Air Force ha confermato l’arrivo di nuove forze, anche se non si sa quali e quando. Si consolida così la base di Aviano nel quadro di riorganizzazione generale deciso dall’Air Force, segno della strategicità della base pedemontana nello scacchiere europeo.
Partenze. Sono quelle dei 13 dipendenti civili destinatari la settimana scorsa di una lettera con cui si annuncia il licenziamento entro il 30 settembre: 10 sono impegnati nella mensa militare, 3 all’Aafes nel reparto delle macchinette distributrici di bevande e merendine.
«Ribadiamo - hanno affermato Eugenio Sabelli della Fisascat Cisl, che era con il segretario provinciale Arturo Pellizzon, e Angelo Zaccaria della Uiltucs, con Mauro Agricola - che non sono venuti meno i posti di lavoro, ma si sta licenziando con l’intenzione di esternalizzare attività le cui mansioni sono svolte da personale italiano». Pratica vietata non solo dai trattati con cui le basi sono state insediate negli anni ’50, ma anche da una intesa raggiunta nel 2006 tra il 31° Fighter Wing e i rappresentanti dei lavoratori.
Trattativa. E’ fallita alle battute finali: cominciata con 42 esuberi, è proseguita senza problemi nei mesi scorsi tanto che il numero di persone rimaste senza posto è scesa fino a 13.
«A metà gennaio - hanno detto Sabelli e Zaccaria -, alla ripresa delle trattative, abbiamo trovato un interlocutore appena giunto dagli Stati Uniti che già dal primo incontro evidenziava chiaramente che il percorso relativo alle posizioni rimanenti non avrebbe più visto la stessa collaborazione tra management e organizzazioni sindacali in quanto aveva già preso decisioni che non consideravano i precedenti accordi definiti con i precedenti referenti del comando».
E’ stato proclamato lo stato di agitazione e sono stat coinvolte le istituzioni, tra cui la Prefettura, ma senza concludere nulla. «Durante lo stato di agitazione - hanno detto i sindacati - sono arrivate le lettere di licenziamento, cosa che non si può fare».
Non è servito neppure appellarsi al comandante del 31° Fighter Wing, il brigadier generale Barre Seguin, che alla richiesta di incontro ha risposto di essere impegnato all’estero prossimamente e che la parte autorizzata a trattare è quella del Mission Group.
«La base italiana verrà ampliata complessivamente con oltre 700 militari - affermano i sindacati - ma allo stesso tempo non si riesce a garantire il posto di lavoro a 10 addetti alle mense che dovranno garantire il servizio anche per questi nuovi arrivi».
Principio. «Può sembrare una cosa da poco una decina di licenziamenti - ha spiegato Mauro Agricola della Uil -, ma è una questione di mancato rispetto delle regole, una sfida alle istituzioni italiane. La preoccupazione è che sia il primo di episodi simili».
Il timore è quello della esternalizzazione dei servizi. Alcuni rumors indicano già settori in cui si ricorrerebbe a questa forma di lavoro e all’assunzione di personale civile americano, anche questa pratica vietata dai trattati istitutivi.
Legge. Nella legge di stabilità non è stata finanziata la legge 98 del 1971, che prevede che i dipendenti delle basi americane licenziati vengano assorbiti dalla pubblica amministrazione italiana. Non è stato approvato l’emendamento presentato da alcuni senatori, tra cui Lodovico Sonego e Carlo Pegorer, che prevedeva 2 milioni di euro l’anno per il prossimo triennio per gli esuberi in tutte le basi.
Il paradosso è che nella lettera di licenziamento, gli americani invitano gli esuberi a presentare domanda per questa legge.
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