Altri dieci anni alla banda dell’Audi bianca

La condanna per il colpo all’Eurospar di Latisana. I tre erano già in carcere per una serie di furti in villa

UDINE. Altri dieci anni di carcere per quella che gli investigatori avevano ribattezzato come la banda dell’Audi bianca, vista la passione per i bolidi che rubavano per poi effettuare furti e rapine. Ieri infatti il Gup Roberto Venditti ha condannato in rito abbreviato il serbo di 37 anni Arian Ghenade, e gli albanesi Edmond Zefi di 23 anni e Fatjon Frroku di 26 anni, a scontare 3 anni e 4 mesi di reclusione oltre al pagamento di una multa di 1.400 euro ciascuno per la rapina messa a segno all’Eurospar di Latisana.

I tre, tutti difesi dall’avvocato Stefania Pattarello del foro di Venezia, erano stati arrestati lo scorso 27 settembre per la serie di furti messi a segno pochi giorni prima tra San Giorgio, Cervignano, San Canzian d’Isonzo, Ronchi dei Legionari e Staranzano, furti per i quali hanno patteggiato due anni che stanno scontando nella casa circondariale Santa Maria Maggiore di Venezia. Agivano di notte, sceglievano case isolate e in pochi minuti portavano via contanti, gioielli e Audi bianche di grossa cilindrata che poi usavano per mettere a segno nuovi colpi. Una passione che ha finito col tradirli. Anche per la rapina all’Eurospar di Latisana nella notte del 30 giugno 2012, era infatti stata utilizzata un’Audi bianca e grazie alle analisi dei Ris di Parma è stato possibile dimostrare che anche quell’assalto portava la firma della stessa banda. A inchiodarli è stato il Dna ricavato dalle tracce di sangue trovate nell’abitacolo dell’Audi A 6 bianca dopo la rocambolesca fuga a tutta velocità conclusa con un’uscita di strada in un fossato. In quella circostanza i tre erano riusciti a far perdere le loro tracce fuggendo a piedi nella campagna latisanese dopo aver colpito con calci e pugni i carabinieri che li avevano raggiunti. Poco prima avevano sfondato la vetrata del supermercato Eurospar di Latisana ed erano riusciti a caricare la cassaforte sull’Audi A 6, risultata rubata in una villetta a Lazise. Ma la loro fuga era durata poco e i carabinieri avevano recuperato la cassaforte, che pesava quasi 500 chilogrammi, con circa 6 mila euro in contanti oltre a diverse ricariche telefoniche.

Quando, in settembre, i carabinieri hanno fatto irruzione nell’appartamento di Mira che la banda usava come covo, hanno recuperato denaro contante (circa 6.500 euro, oltre a sterline e dollari, tutti sequestrati) e diversi gioielli e apparecchi tecnologici che erano stati rubati in altre abitazioni in Veneto. Il sospetto degli investigatori è che la banda abbia messo a segno almeno una trentina di furti in villa tra Veneto e Friuli, anche dieci in una sola notte.

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