Altri due leghisti nel mirino per i rimborsi

UDINE. Non c’è pace per la Lega. Mentre l’ex capogruppo Danilo Narduzzi viene interrogato dal pm Federico Frezza per le ricevute finite nel tritacarte durante il blitz della Finanza dello scorso dicembre, dai fascicoli dell’inchiesta sulle “spese pazze” di Palazzo rimborsate con fondi pubblici emerge il nome dell’attuale capogruppo regionale del Carroccio.
Mara Piccin, finora mai sfiorata dalle indagini tanto da essere l’unica consigliera leghista della passata legislatura “sopravvissuta” alla bufera giudiziaria, è incappata in un “infortunio” di rilevanza penale il 10 agosto 2011 all’hotel Olivedo sul lago di Como.
Dagli accertamenti della Guardia di Finanza è emerso che ha effettuato un pernottamento in compagnia di un’altra persona. E che, al momento di pagare il conto del soggiorno di una notte (100 euro), ha fatto annullare la ricevuta a nome dell’ospite per poi farla emettere a suo nome. L’ha fatto, secondo la Procura, per ottenere il rimborso.
Una cifra modesta. Ben diversa da quella pagata in una gioielleria di Cividale dall’ex consigliere leghista Ugo De Mattia peraltro protagonista di un “curioso” caso di ubiquità. Il 22 giugno 2011, infatti, De Mattia era in Consiglio regionale a Trieste. Ma, in quelle stesse ore, la sua carta di credito si è materializzata a Cividale dove è servita per pagare monili del valore di 1.600 euro in una gioielleria del centro.
La firma sulla ricevuta non era – e non poteva essere – quella dell’allora consigliere leghista: e infatti a farla è stata la moglie Rinalda Molaro. Lo stesso De Mattia, nell’apparentemente inesauribile capitolo delle “spese allegre padane”, occupa un posto di primissimo piano.
L’ex consigliere, con una certa propensione per l’abbigliamento e lo sport, si è comprato una cyclette da Decathlon e prodotti Nike da Arteni. E poi a San Candido ha acquistato abbigliamento per adulti e a Merano abbigliamento per bambini o neonati. Costo: 350 euro. Ma non si è fatto mancare nemmeno i profumi.
Ieri, intanto, Narduzzi è stato interrogato per oltre un’ora dal pm Frezza. Il titolare dell’inchiesta gli ha chiesto chiarimenti non solo su varie spese contestate ma anche sulla “faccenda del tritacarte”. Lo scorso 4 dicembre, quando i finanzieri erano arrivati nel palazzo del Consiglio per sequestrare la documentazione contabile sulle spese di rappresentanza,
Narduzzi era infatti sgusciato come una saetta fino al suo ufficio e aveva tentato di distruggere le prove e cioè i fogli di accompagnamento degli scontrini infilandoli nel tritacarte, appunto. Aveva cercato di essere più veloce possibile ma i finanzieri lo avevano praticamente scoperto con le mani... nella marmellata. L’ex capogruppo, però, sempre ieri, non ha voluto spiegare nulla ed è rimasto muto di fronte alle domande dei giornalisti.
Al termine dell’interrogatorio ha parlato solamente il suo difensore, l’avvocato Luca Ponti, dicendo che si è trattato di un equivoco in quanto Narduzzi, in quel turbolento giorno, aveva creduto che la Finanza volesse solo gli scontrini e non gli altri fogli. E così aveva diligentemente distrutto il di più. «Il suo – ha chiosato Ponti – è stato un comportamento illogico. Distruggendo le prove ha danneggiato se stesso».(c.b.)
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