Ammanco all'Upi, Crisci pignorato per 38 mila euro
UDINE. Era finito nei guai per appropriazione indebita in merito a rimborsi spese, documenti alterati, anticipi in busta paga: ora, a distanza di 11 anni, l’Upi (Unione delle province del Friuli venezia Giulia), conclusa la vicenda giudiziaria, recupera 38 mila euro.
L’intricato caso, che si è snodato fra penale e civile, passando anche per gli uffici della Corte dei Conti, ha visto al centro dell’operazione “Gatto grasso” l’ex direttore dell’Upi Fvg Gianfranco Crisci, accusato di appropriazione indebita a danno dell’associazione (e per questo motivo era stato licenziato, per giusta causa, il 26 aprile 2005).
La documentazione dell’accusa riguardava un periodo piuttosto lungo, ben 5 anni, dal 1997 al 2002: contestati i rimborsi spese, documenti alterati, non attinenti, privi dei requisiti, non autorizzati, incongruenti, anticipi in busta paga, emissione di assegni bancari sui conti correnti intestati all’Upi, il tutto per complessivi 214 mila euro, come emerge dalla richiesta di rinvio a giudizio del 2 dicembre 2004.
Una vicende complessa che l’Upi (difesa dall’avvocato Stefano Slataper di Udine) ha portato avanti e che si è snodata lungo tutti i gradi di giudizio.
Dopo l’iter penale e civile, dunque l’Upi è riuscito a far rientrare in casa una parte della somma a seguito del sequestro conservativo sull’immobile pignorato a cautela del credito vantato. «Adesso - si legge in una nota dell’Upi - si cercheranno le vie più opportune per riportare nel bilancio le somme mancanti. Per tentare di recuperare una parte del denaro sottratto dai bilanci dell’UPI, il Presidente Pietro Fontanini è da sempre stato il sostenitore di un’azione legale ferrea».
«La vicenda – osserva Fontanini – ha gettato notevole discredito in conseguenza della condotta dell’ex direttore, ledendo gravemente l’immagine dell’Unione, tenuto conto anche che essa comprende tra i propri associati enti territoriali di diritto pubblico i cui vertici sono espressione diretta del voto dei cittadini».
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