Anche i dati Istat confermano il declino della regione

Censimento 2011: prime analisi e riflessioni sul Nordest. Scarsa dinamicità demografica ed economico-sociale

La pubblicazione definitiva da parte dell’Istat dei dati sulla popolazione del censimento del 2011 consente una prima riflessione, diciamo così “a caldo”, sul dinamismo demografico nel Nord Est. Sono ampiamente note le correlazioni tra dinamismo demografico e sviluppo economico e sociale.

Pur non interpretandole in maniera deterministica, questa correlazione è molto significativa dal punto di vista delle tendenze. Nella mappa è stato riprodotto il Nord Est, comprensivo di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, con il dato del censimento classificando i territori comunali in base alle variabili demografiche della natalità e della presenza di Over 65.

Abbiamo considerato come aree più “dinamiche” (colore verde) quelle nelle quali il saldo naturale è superiore alla media delle tre regioni e la presenza di ultrasessantacinquenni, invece, è minore della media: in parole povere, per vedere dove c’è più ricambio e meno invecchiamento. Con quali risultati? Ebbene risaltano nettamente come più dinamiche le Province di Trento e Bolzano per la quasi totalità dei Comuni; l’area di Verona Adige Garda; tutta la pianura alta dell’asse padano compresa tra la Pedemontana e le aree urbane maggiori (Vicenza, Padova, Venezia, Treviso e Pordenone).

A Est i punti di maggiore penetrazione sono il distretto del legno nel Pordenonese e alcuni Comuni industriali in prossimità di Udine. Sono pertanto escluse in quanto non dinamiche le aree di montagna che non siano l’Alto Adige, tutte le città maggiori compresa Verona, buona parte del Polesine, quasi tutto il Friuli Venezia Giulia con le eccezioni che abbiamo detto.

Quale primo provvisorio bilancio di fattori si possono richiamare la dinamicità dell’Asse del Brennero, vero e proprio snodo tra aree economiche molto forti. Allo stesso tempo non funziona ancora il “passaggio a Nordest” dell’Asse padano centrale, la cui dinamicità demografica si concentra nelle aree a forte sviluppo industriale e dei servizi. Le città maggiori sono pienamente investite dalla dinamica lavorativa, ma non da quella abitativa. La profonda differenza tra due aree a statuto speciale come Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ci dice che la maggiore disponibilità di risorse rispetto al Veneto a statuto ordinario non spiega da sola la dinamicità demografica.

Come pure non si spiega solo con l’appartenenza o meno agli assi europei forti o deboli. In attesa dei dati censuari sulle attività economiche e sul lavoro questa differenza si potrebbe spiegare con la maggiore capacità di fare sviluppo locale in Trentino Alto Adige alimentando vocazioni precise, perseguendo obiettivi condivisi (turismo, agroalimentare, innovazione) e investendo sull’ attrattività territoriale; con un welfare per la natalità e la famiglia dal profilo più efficace rispetto a quello del Friuli Venezia Giulia.

*Direttore di Local Area Network srl

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