Anche in Fvg molti sindaci al fianco del premier Draghi, ma pochi firmano la lettera
Il Pd triestino ha chiesto a Dipiazza di farlo. Fontanini dice no all’appello della sinistra. Ciriani: votiamo
UDINE. A parole quasi tutti i sindaci del Friuli Venezia Giulia invitano il premier Mario Draghi a rimanere a palazzo Chigi fino alla fine della legislatura, ma da qui a firmare la lettera aperta i distinguo non mancano.
Ai mille primi cittadini italiani che hanno già sottoscritto l’appello pro Draghi si uniranno sicuramente i sindaci di centrosinistra di San Vito al Tagliamento, Alberto Bernava, e di Paluzza, Massimo Mentil. E se il Pd triestino, dopo aver valutato le conseguenze della crisi Wartsila e industriale, ha chiesto al forzista Roberto Dipiazza di schierarsi al fianco di Draghi, gli altri sindaci di centrodestra alla guida dei capoluoghi di provincia non lo faranno. «Sono un sindaco pro Draghi ma non firmerò la lettera ispirata dai colleghi di sinistra. Non lo farò anche perché come appello è troppo pessimista, dobbiamo essere più oggettivi», spiega il sindaco di Udine, il leghista Pietro Fontanini, secondo il quale «lo scenario tracciato senza Draghi è troppo drammatico, speriamo che il premier ci ripensi anche se il Governo durerà ancora qualche mese dopodiché dovremo andare a elezioni».
Diversa l’opinione del primo cittadino di Pordenone, Alessandro Ciriani: «Insistere con questo Governo sarebbe accanimento terapeutico, si potrebbe votare a fine settembre invece di varare il quarto governo in provetta».
Ciriani non firmerà «alcuna lettera» perché «i grandi temi del momento come caro prezzi, l’inflazione, il Pnrr e la guerra in Ucraina non possono essere affrontati da maggioranze raffazzonate». A schivare ogni posizione possibile è il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna lo fa usando la metafora del dottore: «Su un paziente malato alcune volte è meglio intervenire con i farmaci, altre con un intervento chirurgico. Adesso bisogna capire se in questo caso sono sufficienti i farmaci o se è più opportuno un intervento chirurgico». Ziberna si chiede se sia preferibile «un governicchio che ci farà avvicinare al baratro a piccoli passi oppure un Governo che governi in modo puntuale ed efficace? e la risposta è questa: «Non firmerò la lettera perché non sono un medico».
Nel resto della regione la situazione è più o meno la stessa. Molti sindaci di centrosinistra stanno ancora valutando se sottoscrivere o meno l’appello pro Draghi anche se i primi cittadini di Ruda, Franco Lenarduzzi, e di Codroipo, Guido Nardini, non escludono di farlo. Il più convinto è Mentil che, anche in veste di segretario del Pd dell’Alto Friuli assicura: «Firmerò la lettera, non è il momento di andare a elezioni».
Pure Lenarduzzi ne fa una questione di buon senso ricordando che «a prescindere dalle posizioni politiche, in questo momento non è facile affrontare una campagna elettorale». Analoghe le valutazioni del vice sindaco di Palmanova, Francesco Martines, al quale piace sperare «che Draghi si metta una mano sulla coscienza e decida di restare a capo del Governo anche con un’altra maggioranza. Come amministratore di Palmanova – aggiunge – spero che per serietà e senso dello Stato Draghi resti al suo posto per completare le riforme richieste dal Pnrr, per approvare il bilancio dello Stato e per mettere in moto misure a sostegno del paese».
Soprattutto nel centrosinistra le valutazioni sono in corso, molti sindaci stanno assumendo posizioni personali disgiunte da una linea comune che i partiti non hanno ancora indicato. Tutto questo mentre Giorgia Meloni paragona l’appello a «un uso spudorato delle istituzioni».
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